Il volto è semicoperto. La visiera allungata del capellino lo protegge anche quando il tramonto ha già traguardato Liscia di Vacca, nel versante opposto del «water front» del porto più ricco del Mediterraneo. Schivo, riservato, stretta di mano forte quanto basta per scolpire le impronte digitali sulla mano altrui. I tratti somatici di quest'uomo d'affari, dalla nazionalità a cavallo tra il Kuwait e il Canada, lo potrebbero tranquillamente far confondere con i sardi di Sardegna. Occhi vispi e curiosi, come quelli di un cecchino che studia l'interlocutore a distanza. Lui, Waleed Al-Ghafari, all'anagrafe dei mestieri si dichiara «sviluppatore d'affari». In realtà vive su un aereo, tra Dubai, Modena, Canada, mezzo mondo e adesso Porto Cervo. Per lui non proprio una vacanza.

Auto da sceicchi

In quest'estate calda come non mai, il signore dall'occhio lungo, tra un periplo di costa e un bagno nelle acque turchesi, "vende" macchine. Non proprio normalissime. E, soprattutto, non per tutti. Se non sei sceicco, nababbo o miliardario in quel box-gioielleria, davanti agli yacht da mille e una notte, è meglio nemmeno entrare. Non è roba per curiosi. Qui le "utilitarie" extralusso, e soprattutto pezzi unici, valgono cifre con molti zeri. Ares, il marchio che disegna come in un atelier di alta moda le macchine più lussuose del mondo, è il gioiello-giocattolo che condivide con il suo socio Dany Bahar. Sede e "sartoria" esclusiva a Modena. Qui le macchine entrano celebri, Bentley, Ferrari, Maserati, ed escono Ares, il lusso sfrenato. I 170 uomini di questa società con appena 8 anni di vita smontano carrozzerie ed interni, qualche volta anche i motori, per trasformare quelle auto in pezzi unici, esclusivi, ad uso e consumo dei sogni miliardari di chi osa chiedere il lusso vero. L'incontro è fissato nel suo quartier generale di Porto Cervo, ma non ci pensa nemmeno un attimo a parlarmi delle sue macchine, capisce al volo che sarebbe tempo perso.

Da Dubai a Porto Cervo

Nella vita quotidiana, oltre i 45 giorni di Costa Smeralda, da almeno 30 anni, batte a tappeto i mercati più disparati, dalle telecomunicazioni alla tecnologia, dall'ospitalità al settore immobiliare. Non ama i confini, la visuale degli affari per lui è globale, dal Nord America all'Europa, passando obbligatoriamente per il Medio Oriente. È lui che ha fondato "Dubai Pearl", un progetto immobiliare di fama mondiale da 3,3 miliardi di dollari nel cuore della capitale degli Emirati. Sempre nella città-Stato, tutto ricchezza e lusso, è stato Presidente della "Dubai Pearl Hotel Company", il core business dello sviluppo turistico per la fascia alta e del Technology Park. Negli Emirati Arabi Uniti non si è fatto mancare niente, nemmeno la fondazione del Dubai Film Festival, tutto soldi, pellicole e persino Oscar. In vacanza, però, è qui, nella terra esclusiva dei graniti di Gallura.

Lo zio e le sculture

Ci arrivò per la prima volta 34 anni fa. Lo portò uno zio. Lo incuriosì narrandogli di «una terra dove hanno scolpito le migliori sculture al mondo». Racconta: «Quando mi sono trovato davanti a quelle opere d'arte scolpite dal mare e dal vento ho capito che il paradiso era qui, in Sardegna. Ogni giorno una sorpresa. Dovunque rivolgi lo sguardo resti incantato. Una diversità di paesaggi senza eguali al mondo».

Da Piscinas alla Blue Zone

«Ho fatto il periplo dell'Isola, ho visto il "deserto" spettacolare di Piscinas nel sud dell'Isola, sono passato davanti alla Blue zone dell'Ogliastra, sono rimasto senza parole davanti ad un patrimonio naturale così immenso e tutto a portata di mano». Uomo di marketing e affari, quando parla di Sardegna non ha dubbi: «È un brand che si promuove da solo. Se uno pensa a quest'Isola, alle mille sfaccettature di questo diamante, capisce da subito che stiamo parlando di un marchio di lusso. Per noi essere qui è una scelta naturale, il lusso va dove c'è alto livello, che sia un territorio o un'offerta turistica». Nel suo ragionamento, tra similitudini e comparazioni sardo mondiali, irrompe un «però» ciclopico, quello che insinua dubbi e scenari futuri.

Settembre, si chiude

«Siamo al terzo anno a Porto Cervo e ogni stagione vendiamo sempre di più. Quest'anno abbiamo venduto macchine di gran lusso più dello scorso anno. Ma c'è una domanda che mi faccio: per quale motivo non si fa tutto il possibile per allungare la stagione?». La constatazione è quasi lapalissiana, se non fosse che resta da sempre una chimera: «A settembre, per esempio, c'è meno flusso di massa e ci potrebbero essere molto più "turisti" dal "patrimonio netto alto" che vengono in Sardegna. E, invece, esiste, ormai la certezza, notoriamente consolidata, che qui, dal 25 agosto, si comincia a chiudere tutto. Proprio quando l'offerta turistica per il lusso potrebbe essere ancor più attrattiva qui si chiude. Eppure la Sardegna ha caratteristiche uniche, a partire dal clima, che consentirebbero una stagione molto più dilatata. Anni fa era molto più ampia, in realtà ora non si va oltre i due mesi».

Non bastano 2 mesi

Per Waleed è più che un cruccio, inspiegabile per un uomo d'affari che traguarda le potenzialità a 360 gradi: «Le grosse catene alberghiere del lusso non sono attratte se la stagione dura solo due mesi. È semplice il motivo, non potranno mai compensare i costi dell'investimento. Se la stagione fosse di quattro mesi si potrebbe già raddoppiare la capacità di attrarre investitori. Certo, qui ci sono già strutture destinate al lusso, ma non quante dovrebbe averne un posto così di lusso come questo».

Sardegna & Mykonos

La visione del mondo turistico spazia tra isole: «Il paragone non regge, in Sardegna c'è molto di più, ma nell'isola greca di Mykonos, per esempio, fanno una grande pubblicità mondiale per dire che resta sempre più aperta». Quasi si altera, dinanzi al torpore: «La Sardegna non è un'isola greca. È molto di più. È unica. A mezz'ora da Porto Cervo c'è di tutto e di più». L'analisi si fa strutturale: «La Costa Smeralda ha una grande storia alle spalle, il processo di adeguamento alle nuove esigenze del mercato turistico mondiale del lusso è, però, molto lento. Non si è fatto quel salto di qualità necessario. Non c'è stato uno studio approfondito sulla tipologia di stagionalità da offrire e perseguire. Si è finito per non attrarre investitori. La realtà è che c'è molto da fare, proprio perché qui c'è un potenziale enorme, molto più importante di qualsiasi altra parte al mondo».

Servizi, la scommessa vera

«Tutti gli imprenditori avrebbero un grande vantaggio se l'hub aeroportuale e portuale di Olbia potesse ampliarsi e attrarre nuovi investitori. Tutto questo processo virtuoso può avvenire solo se c'è il miglioramento dell'aeroporto, dei porti , dei servizi, delle connessioni che ruotano nei trasporti, dalle strade di accesso alle aree turistiche a quelle interne all'Isola. Gli investitori arrivano solo se c'è un incremento di servizi e stagionalità. È questo il primo obiettivo per cambiare marcia».

Tutto in un'Isola

Per lui, l'uomo delle macchine extralusso, serve solo il mezzo per arrivarci, il contenuto di questa terra è scandito da punte di diamante che da sole possono costituire un attrattore di livello mondiale: «Una diversità di scenario incomparabile, non c'è nessun'altra parte al mondo così variegata, tutto racchiuso in un'Isola. Dalle mille gradazioni di colori del mare e del verde. Ci sono le dune desertiche di Piscinas, ovunque un patrimonio naturalistico esclusivo, e c'è, per esempio, una delle cinque "blue zone" al mondo. Se mi posso permettere: quello è un attrattore unico di valore universale. I ricchi e non solo cercano luoghi dove vivere più a lungo e meglio. In Sardegna, c'è, ma non è valorizzata per niente».

Blue Zone, altro che Dubai

Non è un caso che l'uomo che costruisce macchine ad immagine e somiglianza del portafoglio degli sceicchi abbia le idee molto chiare sulla prossima escursione in terra di Sardegna: «Voglio vedere l'Ogliastra. In molti nemmeno sanno che lì c'è una delle cinque «blue zone» mondiali, dove la longevità, l'ambiente, il cibo che la determinano, possono rappresentare un attrattore straordinario, non solo turistico, di livello mondiale». Lo sguardo si sdoppia, da una parte la Sardegna dall'altra Dubai, dove vive: «Il problema è tutto qui: a Dubai non c'è niente, al netto dei super grattaceli, non ha contenuti particolari, la Sardegna, invece, ha tutto. A differenza di Dubai, però, non ha il branding.

Master plan strategico

I contenuti ci sono tutti, ma gli strumenti di promozione e valorizzazione sono decisamente sotto dimensionati rispetto al potenziale del la Sardegna. Dagli anni ‘70 ad oggi Dubai ha fatto un programma di crescita strepitoso, un piano di offerta chiaro per investitori, da come si vive alla strategia per il futuro. Un programma che ha fatto la differenza. Qui, invece, tutto questo manca: non c'è un programma organico. Serve un master plan strategico e di marketing. Ci sono molti posti straordinari che nemmeno i sardi conoscono. Non deve essere un master plan solo per il turismo. Serve un piano che si rivolga al mondo: a coloro che per esempio potrebbero decidere di venire a vivere in Sardegna. Lo hanno fatto a Marbella in Spagna, ma qui non c'è paragone, si può fare molto di più e meglio. Deve essere un piano che attragga "autospendenti", coloro che hanno un "prodotto netto alto". Un piano di miglioramento di servizi e attrazione che deve valere per i sardi, per chi ci vive e per coloro che vogliono venire a vivere in Sardegna».

Passato, niente per il futuro

«La Costa Smeralda sta festeggiando i suoi primi sessant'anni. Va bene festeggiare il passato, però, bisogna anche pensare a cosa deve succedere nei prossimi anni. Dubai non ha storia, non ha passato: ma attrae 55 milioni di passeggeri. È evidente che un investitore guadagna molto di più ad investire un milione di dollari a Dubai piuttosto che in Sardegna. A Dubai quel milione gli frutta reddito per 12 mesi all'anno, qui solo per due mesi». Per Waleed Al Ghafari serve una visione globale. Esplicita: «Nella capitale degli Emirati hanno fatto il museo del 2074. Un'esposizione su come sarà il futuro. Agli investitori dicono: domani saremo così».

Piace a tutti

Non molla la presa: «Qui festeggiamo il passato, ma non abbiamo pianificato il futuro. Questa terra ha un vantaggio che non ha nessun altro: piace a tutti, ci vogliono venire i giovani, i meno giovani e gli anziani». Porto Cervo si anima nel dopo yacht, per Waleed è tempo di impegni: «Prendo un impegno: farò un tour all'interno dell'Isola con le nostre special car, la voglio scoprire nella sua intimità più profonda. Gireremo un film. La Sardegna c'è, unica ed esclusiva, bisogna solo farla conoscere al mondo». 

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