Naufragio all’Asinara, parla Giovannino Pinna: «Mi dispiace per Davide, ma non sono colpevole»
Il superstite della disgrazia – indagato per la morte di Calvia, il cugino che era con lui sulla barca - si difende dalle accusePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Mi dispiace per Davide, ma da naufrago ora mi ritrovo accusato di naufragio colposo».
Sono le parole di Giovannino Pinna, il pescatore subacqueo 35enne di Sassari, indagato dalla Procura di Sassari dopo il naufragio del 12 aprile in cui perse la vita il cugino, Davide Calvia, 38 anni.
Dovrà rispondere alle domande degli inquirenti e raccontare al titolare dell’inchiesta, Lara Senatore, i fatti realmente accaduti quel pomeriggio quando fu lanciato l’sos, indicando in maniera sommaria il punto di affondamento della barca, tra Stintino e Porto Torres.
Proprio da qui che cominciano i punti oscuri ancora tutti da chiarire. Il suo legale, l’avvocato Luca Barroccu, attende che sia la Procura a convocare il suo assistito per spiegare le cause del naufragio avvolto da troppi misteri e incongruenze.
Una vicenda che ha messo a dura prova la famiglia di Davide, che chiede giustizia e vuole conoscere i lati oscuri di una notizia salita alla ribalta della crinaca nazionale.
E se Giovannino Pinna attende di terminare la terapia medica, a seguito del rinvenimento in stato di ipotermia nelle acque del litorale di Sorso, dopo ben 27 ore dal naufragio, i familiari di Davide chiedono che la verità venga a galla.
«Perché mio fratello non è morto annegato – sostiene la sorella Nadia Calvia – e l’unico testimone che ci può raccontare quanto accaduto, e chi ha fatto del male a Davide, è soltanto Giovannino».
Un altro elemento utile alle indagini è rappresentato dall’esito dell’autopsia sul corpo del 38enne che verrà depositata a giugno: la scheda indica la presenza di “politraumi”.