L’ultimo infortunio a Sassari risale a pochi giorni fa, quando un operaio è rimasto gravemente ferito sul lavoro, mentre era impegnato nel cantiere demolizioni, l’area esterna alla centrale termoelettrica di Fiume Santo. Poi ancora morti a Firenze e a Palermo.

Questo pomeriggio circa 200 lavoratori edili e metalmeccanici sono scesi in piazza d'Italia, a Sassari, insieme ai sindacati Cgil (Fillea e Fiom) e Uil (Uilm e Feneal), per manifestare contro le morti sul lavoro «figlie di imprese non qualificate e di catene infinite di appalti e subappalti». Hanno aderito allo sciopero nazionale di due ore con un sit-in, per rimarcare l’assenza di regole causa degli incidenti sul lavoro, «il mancato rispetto degli orari, dei giusti contratti collettivi, del massimo ribasso su costi della manodopera e della sicurezza, delle troppe false partite Iva e dello sfruttamento dei cottimisti».

Presenti i lavoratori dei cantieri dell'ex petrolchimico di Porto Torres. Una delegazione composta dai segretari Cgil, Massimiliano Muretti e Gavino Doppiu, e dai segretari Uil, Marco Foddai e Angela Lobrano per la Uil, hanno incontrato la prefetta di Sassari, Grazia La Fauci, che ha ricevuto in dono la bandiera Uil “Zero morti sul lavoro”. La rappresentante del Governo ha recepito le motivazioni del presidio, in particolare il problema del codice degli appalti. Per i sindacati la criticità alla fonte sono le catene infinite dei subappalti. «Mancano i controlli – dicono - e le poche risorse destinate agli ispettori, alle Asl, alle forze dell’ordine determinano queste conseguenze: 25 morti in Sardegna nel 2023. Manca l’attuazione della patente a punti, c’è l’impunità per chi sbaglia e l’assenza del reato di omicidio sul lavoro».

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