Alghero, i titolari del Beach Club A-Mare sotto sequestro: «È accanimento»
La società dei Bagni del Corallo commenta così i nuovi sigilli allo stabilimento balneare del Calabona(foto Fiori)
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Il sequestro del Beach Club A-Mare? «Ha il sapore di un accanimento feroce».
La società Dei Bagni del Corallo commenta così i nuovi sigilli allo stabilimento balneare del Calabona che, lo scorso 16 maggio, su richiesta della Procura, è stato nuovamente posto sotto sequestro. E non è la prima volta.
«Dopo gli enormi danni economici e occupazionali subiti lo scorso anno, il beach club si accingeva a riaprire per la stagione balneare con nuove autorizzazioni», spiegano i titolari che hanno ottenuto le concessioni demaniali al termine di due conferenze di servizi in cui sono stati coinvolti una ventina di enti.
«Il solo fatto che, nel corso del procedimento penale avviato dalla Procura, oltre venti dirigenti pubblici abbiano confermato le autorizzazioni, da solo basterebbe a spiegare quale ingiustizia stiamo subendo insieme a tutti i nostri dipendenti e fornitori», aggiungono dalla società.
«Se avessimo, commesso abusi edilizi (con opere precarie?!) o scavato gli scogli come sostiene la Procura, qualcuno pensa che ci sarebbero state rilasciate nuove autorizzazioni? Che oltre venti enti ed autorità indipendenti non avrebbero accertato anche solo in minima parte quanto sostenuto dalla PG?», commentano i titolari facendo notare l’integrità della scogliera, amareggiati per «l’insolita attenzione che la Procura dimostra per la nostra struttura, che pur essendo una semplice pedana in legno uguale a tante altre nella zona, è stata oggetto di due sequestri con impiego di circa quaranta militari, vari mezzi ed addirittura un elicottero! Riteniamo tutto ciò inaccettabile in uno stato di diritto e con massima fiducia nella magistratura ci rimettiamo alle sedi competenti per il pieno accertamento della verità», concludono dalla società.