Vola verso le stelle, nonostante il suo posizionamento sia previsto nel buio delle profondità marine. Il Tyrrhenian Link, il cavo elettrico sottomarino che, secondo Terna & company, dovrebbe collegare la Sardegna, la Sicilia e la Campania, ha preso il volo. Il guinzaglio miliardario che dovrebbe legare l’Isola dei Nuraghi al resto d’Italia, non bada più a spese. L’ultima previsione ha sfondato il tetto impressionante dei quattro miliardi di euro. Cifre da capogiro che lievitano a dismisura giorno dopo giorno.

I signori dell’elettricità

Un dato impressionante che emerge dai documenti ufficiali del faccia a faccia tra il braccio elettrico dello Stato, Terna, e gli stakeholders, i signori dell’elettricità, interessati alla posta in gioco. Tutto scritto, tra una valanga di dubbi e misteri rimasti senza risposte. Chiunque vada a scoprire le carte sommerse di Terna, tocca con mano una nebulosa finanziaria senza precedenti, su un’opera tanto declamata quanto confusa. Le consultazioni “riservate” agli addetti ai lavori sul cavo da mille megawatt che la società di Stato per la trasmissione elettrica vuole realizzare tra Selargius, punto di partenza dalla Sardegna, e la Sicilia, sono un vero e proprio campo di battaglia.

Salasso in bolletta

Tutto sintetizzato nei verbali. Edulcorati nella forma, espliciti nei contenuti. Il primo grande mistero di questo cavo sottomarino è l’analisi dei costi e benefici. Insomma, quanto costa e quanto conviene. Le lobby eoliche e statali vogliono posarlo sul fondale marino ad ogni costo, tanto alla fine lo pagheranno i cittadini con un salasso di bollette e oneri di sistema. Se questo non è un problema per i signori del vento, abituati a scaricare sulle bollette dei sardi e non solo quasi 14 miliardi di euro di incentivi per far girare le pale con il maestrale di Sardegna, lo dovrebbe essere per chi, in quel tavolo, deve rappresentare gli interessi dei cittadini. Nella tavola rotonda degli interessi energetici i primi a far saltare il banco sono i diretti concorrenti del monopolio della corrente. A mettere nero su bianco i dubbi sui costi e sui benefici del cavo sono Edison, diretta concorrente di Enel, Energia Libera, una sorta di Confindustria di grandi Aziende nel settore della produzione e vendita di energia elettrica all’ingrosso e l’Aiget, l’Associazione Italiana di Grossisti di Energia.

Trasparenza

Il richiamo è intriso di diplomazia: «Si ritiene che Terna debba riservare particolare attenzione e trasparenza nella diffusione degli esiti delle analisi relative ad interventi di maggiore entità. In particolare, per il cosiddetto Tyrrhenian Link, il volume dell’investimento e il ruolo chiave che l’infrastruttura ricoprirà nella realizzazione sia degli obiettivi nazionali di produzione da fonte rinnovabile, sia del processo di decarbonizzazione della Sardegna (phase-out degli impianti a carbone), impongono grande attenzione e accuratezza dell’analisi costi-benefici». Sono quei richiami verso “trasparenza” e “accuratezza”, sollecitati esplicitamente dai competitor, a sfondare il muro dell’omertà su quei numeri tanto inspiegabili quanto surreali sul costo di quell’opera di collegamento elettrico tra la Sardegna, la Sicilia e la Campania. In ballo, dunque, non c’è solo il tema dell’utilità.

2,6 miliardi nel 2018

A far discutere sono le previsioni finanziarie messe nero su bianco da un soggetto, Terna, che non solo ha grande esperienza su questo tipo di opere ma che conosce perfettamente il mercato delle società capaci di realizzare quel tipo di infrastruttura. I dati sono un duro colpo al buon senso. La prima comparsa del cavo sottomarino avviene nel Piano di Sviluppo di Terna del 2018. Un documento di 190 pagine dove, senza troppi preamboli, si definisce il costo dell’opera: 2,6 miliardi di euro. Un onere ciclopico. E’ l’intervento infrastrutturale più consistente della storia di Terna. Una cifra, 2.600 milioni di euro, messa nero su bianco alla centoquarantaquattresima pagina di un documento ufficiale trasmesso per la vidimazione all’Autorità regolatrice per l’Energia. Nel piano c’è scritto senza timori di smentite che l’avvio della realizzazione è previsto nel 2025, esattamente l’anno indicato per l’uscita della Sardegna dal carbone, con la chiusura delle centrali di Portovesme e Porto Torres.

Lungo termine

Non esattamente una pianificazione puntuale visto che per il completamento dell’opera prevedono senza pudore: «lungo termine». Come dire, prendiamocela con comodo. Se fosse vero quello che scrivono Terna & soci, con l’Isola che non potrebbe fare più a meno di quel cavo una volta spente le centrali, avrebbero dovuto spiegare come si sarebbe dovuta alimentare la Sardegna per tutto il “lungo termine” pianificato per il completamento dell’opera. Il richiamo alla “trasparenza”, però, si staglia come una cesoia sul «Piano di sviluppo di Terna per il 2020» quando l’opera, dopo essere stata ignorata nel piano del 2019, ricompare a caro prezzo.

3,7 miliardi nel 2020

La previsione di spesa diventa di colpo di 3,7 miliardi di euro. Esattamente un miliardo e cento milioni in più. Non bruscolini, ma mille e cento milioni di euro lievitati in appena due anni. I signori della trasmissione elettrica di Stato pensano di cavarsela con una giustificazione affidata ad una frasetta da libro cuore. Aumenti «a seguito sia di approfondimenti ed indagini di mercato sui cavi, sia per l’introduzione dei fattori di incertezza specifici del progetto». La società leader delle connessioni elettriche di fatto ammette di aver dato al mercato cifre campate per aria su un tema che dovrebbe, invece, maneggiare come il pizzaiolo con il costo di una “margherita”. Invece, non solo quelle cifre continuano a far drizzare i capelli, e ad altri le orecchie, ma la previsione di spesa continua a lievitare senza una fine. Nell’ultimo passaggio datato 2021, Terna si affida al gergo anglosassone per giustificare un nuovo balzo tra le stelle del costo dell’opera. La frase è forbita: «Terna ha predisposto delle sensitivity sui costi». “Sensitivity” sta per “sensibilità”.

4,07 miliardi nel 2021

Tutto per dire che, per Tyrrhenian Link, i manager di Terna hanno ipotizzato, un incremento, l’ennesimo, del 10% dell’investimento sino a sfondare il muro di 4.070 milioni di euro. Ultimi dettagli sull’orizzonte di questo progetto. Il cavo dovrebbe essere lungo 950 km, profondo tra 1.500 e 2.000 metri con una potenza di 1.000 megawatt.

Costo triplo

In pratica avrà un costo di 4,3 milioni di euro a km. La stessa Terna, qualche anno fa, quando le opere costavano di più, realizzò il cavo Sapei, l’elettrodotto Sardegna - Penisola Italiana. Lungo 435 km, profondo 1.700 metri, tecnologia analoga, costo 750 milioni. Il prezzo a chilometro fu di 1,7 milioni. Il Tyrrhenian Link costerà quasi il triplo.

Il guadagno di pochi

E pensare che su questo tipo di opere c’è chi fa un mare di soldi. L’Autorità dell’energia, infatti, prevede per questo tipo di infrastrutture energetiche un «Tasso di Remunerazione del capitale investito». Sino ad oggi vale un guadagno del 5,6% annuo sul capitale investito. Nei prossimi anni, però, potrebbe essere destinato a salire ulteriormente. Altri soldi e nuovi costi. Affari infiniti sulle tasche dei sardi e della Sardegna.

Mauro Pili

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