Il primo consiglio comunale di Sinnai è nato 250 anni fa, il 27 dicembre 1771, in presenza dell’ufficiale di giustizia e del notaio. Il primo sindaco, Giuseppe Cappai, e i primi consiglieri giurarono di  servire la comunità con impegno e dedizione.

Questo fondamentale momento della storia sinnaese è testimoniato dal verbale di insediamento, che costituisce il più antico documento conservato nell’Archivio storico comunale e che oggi il Mua, che gestisce l'archivio storico del Comune, ha reso pubblico attraverso il sito del Comune. Tutto iniziò qualche mese prima, il 24 settembre 1771, quando l’Editto di sua maestà  aveva istituito i Consigli comunitativi nei villaggi, introducendo una nuova tipologia di assemblea locale nel panorama istituzionale del Regno di Sardegna.

“Approvato dal re Carlo Emanuele III con lo scopo di favorire la nascita di un nuovo ceto dirigente e limitare il potere baronale, il Consiglio di comunità - si legge in una nota del Mua – era eletto dall’adunata generale dei capifamiglia ed era rappresentativo dei tre ordini (o classi) in cui era articolata la popolazione. L’individuo di prima classe più votato avrebbe ricoperto la carica annuale di sindaco, con facoltà di convocare il Consiglio e stabilire i temi di discussione e deliberazione, sebbene anche agli altri consiglieri fosse consentita la proposta di argomenti che ritenessero ‘del pubblico bene, e vantaggio’”.

I componenti del Consiglio, di età non inferiore ai trent’anni, potevano essere originari del luogo o forestieri residenti nel villaggio da almeno dieci anni, mentre un sistema di rotazione garantiva l’avvicendamento regolare di sindaci delle diverse classi e l’ingresso in carica di un nuovo consigliere in sostituzione del sindaco uscente.

Il Consiglio comunitativo di Sinnai era composto da sette membri eletti, il massimo numero previsto dall’editto per le comunità con popolazione superiore a duecento fuochi fiscali.

Tra le prime occupazioni del Consiglio, nei mesi immediatamente successivi all’insediamento, troviamo la ricerca di una sede per le riunioni e per l’archivio della comunità. L’editto, infatti, prescriveva anche le norme per la tenuta degli atti del Consiglio, stabilendo che i documenti fossero conservati in un luogo apposito e protetto da due chiavi distinte, affidate al sindaco e al segretario.

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