I corridoi sono tirati a lucido ma vuoti, e se si guarda all’attività vitale, c’è da preoccuparsi: il “San Marcellino”, a Muravera, è l’emblema dei piccoli ospedali sardi e del loro stato di salute.

La Chirurgia, che in passato vantava un’équipe di alto livello, dal 2015 si limita alla week surgery (cioè solo interventi di bassa o media complessità, con degenza dal lunedì al venerdì). L’otorinolaringoiatria è chiusa dal 2003, ginecologia e ostetricia dal 2009: l’ultima bimba nata a Muravera ha 16 anni. Manca anche l’ortopedico (quello andato via di recente non è stato sostituito) e il pronto soccorso accetta solo codici bianchi e verdi: dal giallo in su bisogna andare a Cagliari.
Un bilancio non lusinghiero. Ne abbiamo parlato con il sindaco Salvatore Piu, che ha dichiarato pubblicamente di aver scelto di farsi curare lì per un tumore, con la responsabile di un’associazione che da 25 anni si batte per la salvaguardia dei servizi sanitari nel Sarrabus e con il consigliere regionale Sandro Porcu, che è anche sindaco di Villaputzu: la prospettiva è di portare una “specialità” al San Marcellino. Quale? “Decideremo insieme a cittadini e associazioni”, risponde Porcu.

I dettagli nell’articolo di Marco Noce domani su L’Unione Sarda in edicola e nell’edizione digitale
 

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