Esterzili festeggia nonna Teresina: centodue anni di forza e dolcezza
A novembre, con il solito sorriso e un pizzico di orgoglio, ha tagliato il nastro della nuova piazzaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dietro gli occhi chiari di zia Teresina non ci sono solo 102 primavere, ma c’è soprattutto la memoria di una vita intera: il coraggio di chi ha affrontato le difficoltà con dignità, la dolcezza di chi sa ancora sorridere e la tenacia di chi non ha mai smesso di credere nella forza dell’amore.
È lei la nonnina di Esterzili, il suo paese natale. Simbolo di saggezza e di comunità, quando il tempo lo permette, la si incontra spesso sull’uscio di casa, pronta a scambiare due chiacchiere con chi passa. E guai a pensare che l’età l’abbia resa meno indipendente: ancora oggi prepara il suo minestrone con su casu ‘e fitta, sceglie personalmente i biscotti tipici di Fonni per accompagnare il caffè e non manca mai a una partita della Polisportiva Santa Vittoria, la squadra di calcio locale.
A novembre, con il solito sorriso e un pizzico di orgoglio, ha tagliato il nastro della nuova piazza dei Centenari, inaugurata proprio nel cuore del centro barbaricino. Ma novembre le ha portato anche il dolore più grande: la perdita di una figlia, la stessa per cui, negli anni Cinquanta, aveva sfidato il mare e le convenzioni per inseguire una speranza.
La sua bambina era nata cieca e, in un periodo in cui le donne raramente prendevano decisioni autonome, lei non ha esitato. Contro la volontà del marito Claudio Deiana, ha attraversato il Tirreno più volte per portarla a Torino, nella speranza di una cura. «Non sapevo né leggere né scrivere, ma la volontà di una madre è più forte di qualsiasi ostacolo. Mio marito non voleva, ma io non ho ascoltato nessuno», aveva raccontato seduta accanto al focolare, quando ha tagliato il traguardo dei cento anni.
Ogni viaggio era un salto nel buio, con pochi spiccioli e tanta determinazione. «Una volta ci hanno messo nella stiva della nave. Sentivo l’acqua sotto i piedi, avevo paura che stessimo affondando», ricorda ancora con un brivido. Eppure non si è mai fermata.
Zia Teresina era la penultima di nove figli, a dieci anni, invece di sedere tra i banchi di scuola, ha iniziato a lavorare: prima balia, poi serva nelle case delle famiglie benestanti. Avrebbe voluto andare in città, ma suo padre non glielo ha permesso: «Diceva che le brave ragazze non se ne andavano così».
Oggi, con più di un secolo di vita sulle spalle, porta ancora con sé quella forza. Sa cosa significa affrontare la durezza del passato senza perdere la capacità di amare la vita. Ha un animo fiero, ma non le manca la dolcezza. Per questo il paese la ama e per questo chi la conosce la ascolta con rispetto.