È morto Pasquale Stochino, l'ex primula rossa d'Ogliastra. Aveva 88 anni. È stato stroncato da un infarto, mentre questo pomeriggio si trovava nella sua casa di Arzana. Era in attesa di un intervento al quale doveva essere sottoposto per cercare di superare dei problemi cardiaci. 

Si era dato alla macchia il 15 Agosto 1972, subito dopo la strage di Lanusei. Quella sera un gruppo di malviventi armati e mascherati fece irruzione nella villa di Vincenzo Loddo, 71 anni, medico condotto del centro ogliastrino. Volevano sequestrare suo figlio Andrea che, invece, non era in casa: i banditi persero la calma e sparano. Perse la vita anche uno dei banditi, Serafino Chessa, 25 anni, di Orune, colpito forse da un colpo d'arma da fuoco esploso dai suoi stessi compagni. Per la strage vennero condannati all'ergastolo quattro persone di Arzana: lo studente Piero Piras, i pastori Mario Loi e Pietro Mulas. E Pasquale Stochino, che si era sempre dichiarato innocente per i fatti contestati.

I magistrati d'appello gli riconobbero un'attenuante e la pena del carcere a vita gli venne ridotta a 30 anni. Stochino venne arrestato dai carabinieri il 26 settembre 2003 in un blitz da terra e dal cielo in un ovile a Cixi Crobene, località ai piedi del Gennargentu. Lo catturarono i carabinieri agli ordini del colonnello Salvatore Favarolo.

I militari riuscirono a sorprenderlo mentre stava consumando il pranzo assieme ad altre sei persone, cinque compaesani e un rumeno. Era uno Stochino claudicante per una fastidiosa ernia del disco e non potè tentare la fuga. Il personale dell'Arma mise fine a una latitanza lunga 31 anni. I funerali di Pasquale Stochino verranno celebrati lunedì mattina.

«Gli arzanesi lo ricorderanno per quello che ci ha lasciato nel suo ultimo periodo di permanenza in paese», lo ricorda il sindaco, Angelo Stochino, «un anziano che si era reintegrato nella comunità, attento e premuroso con i bambini e con gli adulti. Faceva lunghe passeggiate e  coltivava l’orto. Pasquale Stochino era una persona mite, assiduo frequentatore della Chiesa. E questo è il ricordo che ci lascia». 

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