Paola Piras è fuori pericolo. La donna di Tortolì, ferita con 17 coltellate alle 6 del mattino dell’11 maggio scorso, è stata trasferita nel centro riabilitativo dell’ospedale Mater di Olbia. Ieri, intorno alle 10, ha lasciato l’ospedale Nostra Signora della Mercede di Lanusei dov’è rimasta ricoverata 55 giorni, 40 dei quali nel reparto di Rianimazione.

Ha viaggiato a bordo di un’ambulanza con al seguito un’équipe sanitaria del presidio ospedaliero. Al Mater, la donna di 51 anni è attesa da un processo di riabilitazione psicofisica necessaria a ritrovare un equilibrio dopo la tragedia avvenuta nell’appartamento della palazzina di famiglia, al civico 46 di via Monsignor Virgilio. Nella circostanza ha perso la vita il secondogenito, Mirko Farci, vent’anni appena. L’unico sospettato dell’omicidio è Shahid Masih, il 29enne pakistano ex compagno di Paola Piras.

Il trasferimento

Che il trasferimento dovesse avvenire questa settimana era stato anticipato nei giorni scorsi.

I medici dell’ospedale, in virtù dei continui progressi fisici riscontrati nel corso delle ultime settimane, hanno rilasciato il nullaosta al trasferimento in un centro riabilitativo dell’Isola dove Paola Piras potrà iniziare un nuovo percorso di vita.

Sono state due le ipotesi di destinazione vagliate: Oristano e Olbia. La scelta è ricaduta su quest’ultima località, nella fattispecie sul Mater. Ieri mattina sono arrivate le dimissioni della paziente dalla Rianimazione e l’ospedale ha organizzato il trasferimento su un mezzo in cui è salito il personale medico-infermieristico che ha assistito la donna durante il viaggio verso il Mater.

Qui è stata accolta nel primo pomeriggio da una squadra di specialisti che si prenderanno cura di lei nelle prossime settimane, durante le quali potrebbe anche essere ascoltata dagli inquirenti.

L’indagine

Paola Piras è, da giorni, a conoscenza della tragedia avvenuta nella propria abitazione. Sa che suo figlio Mirko non c’è più e sa pure che Shahid Masih è in cella perché sospettato di averglielo ucciso.

La donna teme che il suo ex compagno, che lo scorso dicembre era finito in carcere per maltrattamenti nei suoi confronti, possa uscire dal penitenziario di Uta e ucciderla. Sono le paure di una donna che pian piano sta facendo ordine nella propria memoria, scavando tra i ricordi di quell’alba drammatica. In cui il figlio ha perso la vita.

Roberto Secci

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