Nella Sardegna dei disoccupati, compresi i laureati “a spasso”, ci sono 170 cattedre che saranno assegnate a docenti di altre regioni: soprattutto calabresi, siciliani e campani.

«Come cinquant’anni fa», si amareggia Antonio Deiara, insegnante sassarese di musica a meno di dieci giorni dalla pensione: «La storia si ripete». Ce l’ha, Deiara (l’ha scritto sul sito Orizzontescuola) con la “call veloce”  «per il reclutamento di docenti da altre regioni da immettere nelle scuole delle quattro province sarde, e che ha prodotto un bagno di sangue per maestre e professori sardi di diverse materie», dice Deiana.

I docenti d’importazione

Più di settanta cattedre di Arte, Italiano, Musica, Lingue straniere, Strumento musicale eccetera e più di cento di Sostegno in Sardegna hanno varcato il mare. Anzi, il mare lo varcheranno i professori non sardi, per insegnare qui. Non era evitabile, spiega il direttore dell’Ufficio scolastico regionale: «Ci sono le norme e si devono applicare. La “call veloce” in altre regioni», scandisce Francesco Feliziani, «è stata fatta perché, nelle graduatorie sarde, mancano le figure di cui il sistema scolastico sardo ha bisogno adesso. E allora abbiamo dovuto cercarle al di fuori dell’Isola».

I dettagli su L’Unione Sarda in edicola e sull’app nell’articolo di Luigi Almiento

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