Gruppo Ragazzo, all'asta le cliniche:si aprono le buste, la base è 50 milioni
Si parte da 50 milioni e 700 mila euro: sarà questa la base stabilita dai periti del tribunale di Cagliari per le tre cliniche del Gruppo Ragazzo, dichiarate fallite nel marzo del 2009. La prima asta per l'acquisto delle società Casa di cura Lay, Maria Ausiliatrice e Rosa del Marganai è fissata per il 25 novembre.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tra una settimana il notaio Roberto Vacca dovrebbe aprire le buste che racchiudono le offerte (sempre che arrivino) per tre delle strutture più importanti della sanità privata del Cagliaritano. La seconda battuta, se dovesse andare deserta la prima, sarà invece il 21 dicembre.
L'ASTA Come verrà deciso il destino delle cliniche? Dovrebbe essere data precedenza alle offerte «unitarie», cioè quelle fatte da società che proporranno di comprare in blocco le case di cura. Altrimenti potrebbero essere vendute una per una. L'ultima ipotesi è quella di una divisione di tutti i beni: verrebbero separati gli immobili - che per alcuni potrebbero essere più appetibili e di facile gestione - dalle attrezzature e dall'attività sanitaria. Per ora attorno alla vicenda il movimento - almeno apparentemente - è quasi inesistente: si sa che forse potrebbe essere interessato il Gruppo Segesta, che gestisce decine di strutture private (centri riabilitativi, hospice, case di cura) in tutta Italia e controlla la società Arco dell'Angelo, che ha in affitto fino al 2011 le tre cliniche del Gruppo Ragazzo.
E dopo l'apertura delle buste si potrà fare qualche ipotesi anche sul futuro dei 300 dipendenti di Casa di cura Lay, Maria Ausiliatrice e Rosa del Marganai. Negli ultimi quattro anni le cliniche hanno comunque dato netti segni di ripresa, puntando soprattutto sulla riabilitazione intensiva dei pazienti colpiti da ictus.
IL FALLIMENTO La sentenza di fallimento è di un anno e mezzo fa: troppo grande il buco finanziario, oltre 70 milioni di euro, trovato nei conti delle società. I Ragazzo avevano chiesto di poter essere ammessi al concordato preventivo e il tribunale civile inizialmente accordò questa soluzione, dopo una serie di udienze in cui erano state valutate altre proposte che i commissari giudiziali avevano però contestato: alcuni atti non erano chiarissimi, c'era persino il sospetto che fossero stati compiuti in frode alla legge. Un passaggio fondamentale, che insieme al giudizio sulla “fattibilità” del concordato (legata all'orientamento dei creditori e alla possibile spartizione del patrimonio) poteva far saltare tutta l'operazione. E infatti fu così: a quel punto i giudici avviarono la procedura per la revoca del concordato, nonostante qualche tempo dopo spuntò una nuova offerta da parte di una società immobiliare milanese che avrebbe pagato tutti i creditori privilegiati e anche quelli semplici.
L'ULTIMA OFFERTA La “Centrale private estate” mise sul piatto ben 56 milioni di euro. Ma non bastarono. Dopo una trattativa lunga sei mesi (da agosto a dicembre del 2008) il gruppo intenzionato a rilevare la proprietà delle cliniche si tirò indietro, facendo comparire di nuovo lo spettro del fallimento, dichiarato poi ad aprile dell'anno scorso.
MICHELE RUFFI