L’impegno organizzativo e finanziario dell’Amministrazione comunale, con l’assessora Giulia Parisi e la responsabile dei servizi socio-assistenziali Giovanna Carta, ha fatto sì che il progetto di educazione civica e legalità dal titolo “Cose di tutti. pensa che puoi decidere tu”, portato avanti dall’Istituto d’Istruzione Superiore “G.Falcone e P.Borsellino”,  delle sedi di Palau e Arzachena, abbia trovato un momento culminante nell’ospitare ieri mattina, al teatro Montiggia, il giornalista e scrittore Paolo Borrometi, siciliano, 41 anni, giunto all’incontro con la scorta in quanto in passato assalito, soggetto a minacce e a rischio morte, da parte della mafia che da anni combatte.

Un giornalista d’inchiesta, in prima fila nella denuncia della criminalità organizzata. Ad aprire la giornata sono stati il docente dell’Istituto, Luca Ronchi, la funzionaria del Comune, Giovanna Carta e la docente universitaria, Liliosa Azara. Massiccia è stata la partecipazione degli studenti, che alla fine degli interventi hanno tempestato di domande Borrometi. Molti, troppi, i giornalisti uccisi dalle mafie, nove, ha ricordato Borrometi, da Peppino Impastato a Giancarlo Siani a Giovanni Spampinato per ricordarne alcuni, come ha ricordato i tanti uomini dello Stato, uccisi dalle mafie, a cominciare da Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, senza dimenticare Emanuela Loi, uccisa in altre circostanze.

A combattere le mafie sono preposti gli uomini dello Stato ma un ruolo importante deve svolgere anche il giornalismo, ha affermato Borrometi, che maggiormente dovrebbe essere «cane da guardia», «fare le pulci al potere», «essere scomodo». Io nella mia vita, ha detto, «non ho mai fatto sconti a nessuno».

 Ma c’è, in Italia, un forte problema culturale che fa da substrato alla mentalità “mafiosa”, che è quello del non o del poco rispetto delle regole, comprese quelle minime del vivere civile, che vanno dalla segnaletica stradale non rispettata alle file saltate con le piccole furbizie, dalle piccole prepotenze alle raccomandazioni, grandi piccole.

«Noi saremo veramente liberi – ha detto Paolo Borrometi agli studenti - quando avremo la possibilità di lottare per i nostri sogni».

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