«La presenza del fico degli Ottentotti costituisce un grave rischio per la conservazione di specie e habitat rari e/o unici, e rappresenta quindi attualmente una grave minaccia alla biodiversità a scala non solo locale e regionale ma anche globale». A scriverlo è oggi, in un comunicato, il Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, riferendosi a questa pianta conosciuta anche col nome di Fiore di Garibaldi, «una specie alloctona invasiva del genere Carpobrotus sp.».

Alla sua estirpazione si è proceduto recentemente nell'intervento di ripristino dunale nella zona di Bassa Trinita, a La Maddalena, ma, prosegue il Parco, «sono tantissimi gli interventi di ricomposizione degli equilibri degli ecosistemi, soprattutto dunali, che sono stati eseguiti in tutta Italia e anche oltre per eradicare il Carpobrotus sp. e coadiuvare gli habitat naturali nella loro rinaturalizzazione».

Perché questa “guerra santa” contro questa pianta? Per l'elevata capacità riproduttiva e l’ampia adattabilità ecologica, che permette, scrive il Parco «di diffondersi notevolmente e in modo rapido e formare estesi e densi popolamenti che tendono a sostituire ed escludere le specie preesistenti, sia per competizione diretta per la luce, l’acqua e lo spazio sia indirettamente, attraverso l’alterazione delle proprietà del suolo (Novoa et al. 2012)».

La presenza di Carpobrotus o Fico degli Ottentotti o Fiore di Garibaldi, prosegue il Parco, «è in grado di diminuire la disponibilità idrica e aumentare la concentrazione di sali nel terreno. L’invasività è favorita anche dal trasporto di propaguli da parte di animali che se ne cibano, come ad esempio il ratto nero (Rattus rattus) e il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), per i quali in alcuni casi rappresenta una risorsa trofica importante». Questa pianta è originaria del Sudafrica, introdotta negli orti botanici europei nel XVII secolo ma diffusa nel Bacino Mediterraneo come ornamentale a partire dagli inizi del ‘900. 

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