25 marzo 2011 alle 08:39aggiornato il 25 marzo 2011 alle 08:39
Domenico De Meo, arbitro per vocazioneLa felicità è il suono di un fischietto
La storia di Domenico De Meo, una vita con il fischietto in bocca, dai campi di pallacanestro alle piscine della pallanuoto. di STEFANO SALONE - LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SU L'UNIONE SARDAPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha quasi quarant'anni ma non li dimostra. «È il mio migliore amico: con lui ho arbitrato tremila partite di basket e duemila di pallanuoto». Se non è record, poco ci manca: niente male per un vecchio fischietto. «È di metallo, lucido, un po' consumato, dentro ha una pallina bianca, non lo usa più nessuno, io sì, ma è vecchio, può morire da un momento all'altro, ne ho sempre in tasca altri due». Di riserva, molto più leggeri, materiale plastico, colori a scelta, suono pulito. «Mai usati, a lui son troppo affezionato». Titolare fisso. Forse perché quello strano oggetto del desiderio non è solo uno strumento di potere. «È diventato parte di me, come una mano, un piede». Difficile farne a meno. «Averlo, usarlo, è un vezzo, un segno d'altri tempi, un modo per distinguermi dagli altri».
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