A 12 mesi dalla tragedia ieri è tornato al Giglio assieme ai parenti delle altre 31 vittime della Costa Concordia. Claudio Masia, 50 anni di Portoscuso, operaio in cassa integrazione ritorna in Toscana un anno dopo la morte del padre Giovanni, 85 anni pensionato ed ex minatore. "Un anno fa tristezza e dolore sono entrati nella nostra casa e mia madre da quel giorno vive un incubo, prigioniera di un'angoscia continua e assillante". Il figlio della vittima, domani, all'isola del Giglio, sarà in compagnia di migliaia di persone per ricordare chi non c'è più e per chiedere giustizia. "Come tanti altri al processo ci costituiremo parte civile. Domani penserò a papà in silenzio". Claudio Masia ricorda anche la vicenda del rimborso di 14 mila euro in seguito all'accordo tra associazioni dei consumatori e la compagnia Costa Crociere. Rimborso che definisce "vergognoso". . Undicimila euro di indennizzo e tremila euro come rimborso per la pardita di bagagli e effetti personali suonano come un'offesa. Ma, "non voglio di parlare di queste cose, i soldi sono sicuramente importanti, ma nessun rimborso potrà mai compensare la perdita di mio padre. La vita e gli affetti non hanno prezzo". Nella tragedia accaduta un anno fa davanti al Giglio morirono 32 persone. Due non sono mai state ritrovate.

Sulla crociera della morte c'era anche Salvatore Loddo di Portoscuso Quando abbiamo sentito quel terribile urto - raccontò poche ore dopo l'incidente - ho capito che stava accadendo qualcosa di brutto e ho cercato di restare calmo. Dovevo pensare a mio figlio Giampaolo. Lui è disabile e ha problemi di deambulazione. I soccorritori sono stati perfetti".
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