Caso Ranno, dieci condanneOtto anni a Pirastu e Carboni
Dieci condanne, due assoluzioni e tre imputati salvati dalla prescrizione: alle 13,21 di ieri si è concluso il processo di primo grado sul clamoroso scandalo finanziario che ha coinvolto alcuni enti regionaliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
No, no, no, Gabriella Ranno non ha fatto tutto da sola. E quando ha indicato chi l'ha aiutata-sostenuta-spronata non ha mentito. La ex promotrice finanziaria della Fideuram non ha detto bugie neppure quando ha riferito di aver pagato tangenti per assicurarsi che gli enti regionali investissero sul mercato azionario i soldi della cassa, in violazione dello statuto e nell'assurda illusione di incassare interessi stellari. Le due corruzioni contestate all'ex assessore regionale ai Trasporti Marco Carboni - cento milioni di lire sistemati dalla Ranno nel casco della moto e un assegno da 200 milioni di lire di un'ignara cliente della promotrice finanziaria girato sul conto dell'allora consigliere d'amministrazione Arst - sono cancellate solo ed esclusivamente dal tempo. Proprio come una parte di quella imputata all'imprenditore cagliaritano Francesco Soldati, 50.000 euro da consegnare al presidente della Coopfin Luigi Antonio Medardi per convincerlo a investire 18 milioni di euro in quote Fonditalia. Chi esce pulito dall'accusa di aver incassato mazzette è invece l'ex presidente dell'Arst Giorgio Asunis: la Ranno ha detto di avergli versato 40.000 euro in quattro tranches affinché l'ente investisse 33 miliardi di lire attraverso la banca Fideuram, ma la prima sezione del Tribunale di Cagliari presieduta da Claudio Gatti (a latere Cristina Ornano e Giuseppe Pintori) non ritiene provate le dichiarazioni della principale teste d'accusa. Sì, testimone e non più imputata nel processo pubblico, dopo i sei giorni trascorsi a Buoncammino, i nove mesi agli arresti domiciliari, l'ampia confessione e il patteggiamento a quattro anni di carcere che ha poi comportato un lungo periodo di affidamento in prova ai servizi sociali col divieto di lasciare Cagliari.
TESTE ATTENDIBILE Tre anni di udienze attestano l'attendibilità della ex promotrice finanziaria che ha chiamato in causa pure l'ex convivente, Andrea Pirastu (all'epoca dei fatti assessore regionale all'Industria, le avrebbe aperto le porte degli enti regionali). Otto anni gli hanno dato, per quattro diversi fatti di peculato, e sembra una pena molto alta pure rispetto alle richieste del pubblico ministero Giangiacomo Pilia che, nel chiedere la condanna a 12 anni aveva incluso anche l'associazione a delinquere, la corruzione per una vicenda legata all'acquisto di una casa per la Ranno, il riciclaggio e il falso, reati dai quali è stato invece assolto. La sentenza suona come una autentica bastonata sugli imputati che, senza osare dirlo a voce alta, sperano fino all'ultimo in un risultato completamente diverso.
IL VERDETTO Il vociare sempre più rumoroso del pubblico in mezzo al quale si confondono i pochi imputati presenti - Pirastu, Asunis, Vacca, Carlo Boi - e spicca a sorpresa la figura dell'attuale assessore regionale all'Industria Sandro Angioni mentre chiacchiera nelle retrovie con Pirastu, si interrompe al suono della campanella che annuncia l'ingresso del Tribunale. Come d'incanto non si sente volare una mosca. Alle 13,21, dopo tre anni di udienze, quattro ore di camera di consiglio e dieci-minuti-dieci di lettura di un corposo dispositivo in un'aula piena come rare volte si vede, la speranza si frantuma: otto anni per Pirastu, otto per Carboni (assolto solo dall'accusa di aver corrotto Pirastu per ottenere incarichi politici e e nelle aziende private dell'assessore), sette per l'ex commissario dell'Isola Carlo Boi, quattro per l'ex commissario dell'Emsa Franco Martucci, sei e otto per l'ex presidente Arst Giorgio Asunis, quattro per Soldati, cinque e mezzo per Medardi, cinque per l'altro ex presidente Arst Francesco Masia, quattro per l'ex assessore regionale Gonario Gianoglio, cinque al cugino di Gabriella Ranno Adriano Confalone che lavorava per la Coopfin. Assoluzioni e prescrizioni per i promotori finanziari Fideuram Fabrizio Contri, Pierre Paul Vacca e Renato Sala. Sono scagionate totalmente solo per la madre e la sorella della Ranno, Elisabetta Confalone ed Elsa Girolama Ranno, processate per riciclaggio ma innocenti, come ha argomentato l'avvocato Andrea Pogliani nell'arringa.
LE REAZIONI Pirastu è viola in volto, Boi si guarda intorno smarrito, Asunis non lascia trasparire alcuna emozione, solo Vacca è contento e abbraccia l'avvocato Stefano Frau. C'è un'aria cupissima, nessuno vuol commentare, anche perché prima c'è da leggere bene il dispositivo per capire quali le assoluzioni, quali le prescrizioni, quali le condanne, e non è un'operazione facilissima. Ma, dopo i primi minuti di stupore, qualcuno comincia a dirlo: la contestatissima Ranno è un testimone attendibile, le sue dichiarazioni accusatorie hanno trovato riscontro nelle decine di migliaia di carte processuali.
I RISARCIMENTI E se anche è caduta l'accusa di associazione a delinquere l'impianto accusatorio ha tenuto, eccome: innanzitutto c'erano le truffe, in danno degli enti regionale e della stessa Banca Fideuram, ma sono passati tanti anni e sono prescritte, proprio come la turbativa d'asta e i falsi. E non si può neppure dire che i superiori della promotrice finanziaria non sapessero proprio nulla, visto che Sala, Contri e Vacca, che incassano l'assoluzione dall'associazione a delinquere e da un falso, si salvano solo grazie alla prescrizione da un'altra accusa di falso e dalla truffa. La sentenza dice invece una cosa molto importante e neppure così scontata alla vigilia: la Banca Fideuram è una vittima che gli imputati devono risarcire insieme agli enti regionali ai quali spregiudicati amministratori hanno sottratto i soldi per spericolati giochi sul mercato azionario.
GIORGIO CORONA Il Tribunale segue sostanzialmente la linea tracciata dal pubblico ministero e gli restituisce pure gli atti relativi alla testimonianza dell'ex consigliere regionale di Forza Italia Giorgio Corona: non è chiaro però se la nuova indagine dovrà limitarsi all'ipotesi di falsa testimonianza o dovrà invece valutare l'attività di Corona che avrebbe chiesto all'allora presidente dell'Esaf Sergio Marracini di investire i soldi dell'ente sul mercato azionario attraverso alcuni promotori finanziari Fideuram diversi dalla Ranno. Solo sulla confisca dei beni a suo tempo sequestrati a Carboni, Pirastu, Asunis, Medardi e Soldati i giudici dicono no: devono essere restituiti agli imputati.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE