Non ricordava neppure di poter piangere di gioia. Dopo la fuga dalle bombe, il sogno sfumato per tre volte di riabbracciare il suo bambino e quel volo interrotto da un passaporto falso all'aeroporto di Cagliari, Nour Al Alwan non sapeva più sorridere.

Le avevano detto che sarebbe tornata in Germania, nazione che la ha riconosciuto lo stato di rifugiata, in soli due giorni. Dal 7 gennaio sono passati tre mesi, ma ora questo sembra non contare più.

L'ATTESA - La sorpresa arriva davanti al bancone di un bar a pochi metri dal centro di accoglienza dove Nour ha vissuto l'attesa con la sua piccola Mira, unico sostegno di una via crucis iniziata nel 2014. È Ahmed Naciri, responsabile della struttura che ospita centinaia di migranti, a consegnarle un foglio bianco, un pezzo di carta che all'inizio le sembra una cosa qualunque e invece è il lasciapassare per tornare da quella parte di famiglia che, come lei, è scappata dalla Siria in fiamme e ora vive in terra tedesca.

IL RITORNO - Partenza fissata per martedì mattina: poco più di cinque ore per raggiungere Francoforte. "Non sarò più sola". Una smorfia simile a un sorriso si allarga su un viso che non sa più dare forma alla felicità.

Ma Nour è abituata a fare i conti con gli imprevisti e ha paura che qualcosa vada storto. "Qualcuno verrà a prendermi? Mi chiederanno perché sono venuta in Italia?". Il timore è che i funzionari dell'immigrazione le chiedano conto dell'errore che le ha rubato tre mesi di vita, quando all'alba dell'anno nuovo prese contatto online con un giovane algerino che le fece avere un documento falso e le consigliò di raggiungere Londra - dove vive il suo bambino - passando per Cagliari.

LA STORIA - Il viaggio si era interrotto a metà, davanti al banco del check in e Nour e Mira erano state portate via dagli agenti della polizia. A loro aveva spiegato che quello era solo l'ultimo tentativo di riabbracciare il figlio che nel 2014 - quando aveva solo 3 anni - aveva affidato alla cognata per proteggerlo dalla pioggia di bombe. Da allora si sono susseguite tre richieste di ricongiungimento familiare (tutte negate) e - nel mezzo - la fuga lungo la rotta dei Balcani. Dalla Siria in Turchia, Grecia, Macedonia, Croazia, Austria e, infine, Germania dove le è stato concesso l'asilo politico e dove ora potrà ritornare. "Sono felice di ripartire, ma la mia battaglia non si ferma: voglio riavere il mio Adnan".
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