Mentre i due ingegneri Cristina Onnis e Mauro Medici, consulenti incaricati dalla Procura e dalle quattro persone che hanno ricevuto l’avviso di garanzia, si apprestano, dopo una prima veloce visione degli atti, ad avviare le verifiche per ricostruire quanto accaduto nel corpo aggiunto della facoltà di Lingue dell’Università di Cagliari caduta giù all’improvviso martedì notte, il procuratore facente funzioni Paolo de Angelis e il sostituto Giangiacomo Pilia valutano se allargare il campo degli indagati per consentire anche a loro, nel caso, di partecipare alle analisi.

Una forma di tutela identica a quella ritenuta opportuna alcuni giorni fa, quando l’invito a comparire è stato notificato alla massima autorità dell’Ateneo (il rettore Francesco Mola) e ad altri suoi tre dirigenti (il direttore generale Aldo Urru, la dirigente e il direttore del settore investimenti e manutenzione immobili e impianti Antonella Sanna e Agostino Ciro Giuliano Zirulia) per consentire loro di partecipare attivamente ai controlli.

Il primo passo degli inquirenti e degli investigatori sarà risalire alle ditte che, nel tempo, hanno eseguito lavori di costruzione, manutenzione ed eventuale ristrutturazione dell’edificio a due livelli crollato sei giorni fa intorno alle 21,45 quando da neanche tre ore era terminata l’ultima lezione. Una ricerca affidata agli uomini della Squadra mobile della Polizia, intervenuta subito dopo il cedimento assieme ai vigili del fuoco e affiancati nell’inchiesta dalla sezione di polizia giudiziaria della Asl, dall’Ispra e dallo Spresal.

Una ricerca che non si annuncia semplice, perché il caseggiato è stato realizzato negli anni Sessanta ed è stato interessato da vari altri interventi nel corso dei decenni successivi. L’ultimo, a quanto pare, pochi mesi fa.

Poi eventualmente saranno passate al vaglio le posizioni di altre figure interne all’Università che, nel caso, possano aver avuto un qualche ruolo in quegli interventi.

Ma sarà dirimente il risultato delle consulenze, che dovrebbe arrivare (in teoria) tra novanta giorni. Cioè il tempo chiesto dalla professionista incaricata dalla Procura. Sempre che, vista la complessità dell’incarico, non sia necessario chiedere proroghe che allungherebbero gioco forza i tempi.

© Riproduzione riservata