I guai giudiziari per l'avvocato iniziarono a seguito di una denuncia dello stesso Cellino, dopo un contenzioso sulle parcelle presentate dal legale al patron del Cagliari per circa 7 milioni di euro. Le accuse mosse a Meloni - difeso da Mario Canessa e Alessandro Diddi - erano di tentata estorsione e tentata truffa (per aver chiesto al Cagliari calcio dei soldi dovuti invece dalla Sem, la semoleria dei Cellino), ma anche di falso per la firma contenuta in una ricevuta.

L'imputato si è sempre difeso sostenendo di non aver mai minacciato nessuno ma di aver rivendicato solo quanto dovuto per anni di lavoro al fianco del presidente Cellino, non presente in aula ma rappresentato dall'avvocato Giovanni Cocco.

Il giudice ha confermato che non ci sono state né la tentata estorsione né la tentata truffa, ma ha comunque condannato Meloni per falso in scrittura privata, accogliendo fedelmente tutte le richieste del pubblico ministero Marco Cocco.

Ora bisognerà attendere 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza, anche se è già stato annunciato il ricorso in appello. "La sentenza - si legge in una nota diffusa dagli avvocati difensori Diddi e Canessa - ha demolito una costruzione giuridica che sin dall'inizio ritenevamo essere totalmente destituita di fondamento. Adesso ci aspettiamo che Massimo Cellino adempia finalmente alle sue obbligazioni".
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