Non è cambiato niente. Oggi come 671 anni fa. Lo sbarco allora si consumò come un agguato nella Baia di Porto Conte, a nord di Alghero. L’invasione, marcatamente spagnola, la pianificarono a Barcellona per dispiegarla senza remore nell’enclave nordovest dell’Isola di Sardegna. L’obiettivo era conclamato: la “cattura” della grande piana della Nurra. A guidarla Bernardo de Cabrera, ammiraglio catalano. I registri reali del tempo immortalano la data: 27 luglio del 1353. La missione è senza appello: la conquista dell’immensa distesa di terre, prima lacustri e poi agricole, da Porto Torres ad Alghero, passando per Sassari. Una storia di miniere, saline e malaria, quest’ultima l’unica in grado di sconfiggere l’invasore. Oggi, come allora, la storia si ripete. Più sofisticata, più “green” direbbero i benefattori degli affari in terra sarda. Anche questa volta non cambia la rotta, dal cuore di Barcellona a quello della Nurra più autentica.

Ammiraglio Grange

“Ammiraglio” dello sbarco moderno in terra sarda anche stavolta è ispanico doc: un ragazzotto nato quarantatré anni fa a Barcellona, capitale della Catalogna, quella più indipendentista. Il suo nome è tutto un programma: Grange Sabatè Joatham John. Di professione è amministratore unico della «Palmadula Solar S.r.l.», una società fresca-fresca di costituzione, attiva dal primo giugno del 2022, con un capitale sociale “interamente versato” di appena diecimila euro. In realtà, però, questo signorotto di medioevale memoria, nella vita sbanca terreni e piazza panelli fotovoltaici in giro per il mondo, dalla Spagna al Brasile, dal Cile all’Italia. Nel suo registro fiscale è amministratore delegato di «Enerside Energy», una sorta di multinazionale spagnola dedita alla “colonizzazione” di terreni al servizio del mega affare dell’energia soprannominata rinnovabile.

Solar-dollar

Il “pedigree” dello spagnolo, però, ha un precedente che ne spiega l’animus operandi: «ha maturato la sua esperienza nel settore del Corporate Banking». Niente a che fare con energia green, ma semmai affari, solar-dollari e incentivi pubblici a manetta. Non è dato sapere se questo novello invasore si ispiri o meno alla nefasta calata spagnola in terra sarda, certo è che poco cambia nell’approccio, nei modi e nell’imponenza dell’invasione pianificata. Per lo sbarco sul Fiume Santo, agli albori del 2024, tralascia Porto Conte e si affida piuttosto al più collaudato “porto burocratico” utilizzato negli ultimi anni dalle colonne marcianti di affettatori d’aria e “solar-man” per invadere la Sardegna a colpi di foreste eoliche e infinite distese di specchi di silicio: il Ministero della sicurezza energetica e solo nominalmente dell’ambiente. Il piano è secretato, blindato in una formula consolidata nel dicastero di pale e pannelli: verifica amministrativa. Di certo c’è che il progetto di catalana memoria è stato depositato nel silenzio prenatalizio del dodici dicembre scorso nello sterminato protocollo dei progetti da “accelerare” attraverso le procedure di valutazione ambientale legate al Pnrr. I pochi elementi trapelati sono quelli di un’invasione senza precedenti della Piana della Nurra, tra Sassari e le sue frazioni storiche, epicentro a Palmadula, con un dato che colloca la distesa di silicio pianificata per il nordovest dell’Isola tra le più grandi al mondo, tra le primissime in Europa e certamente la più devastante in Italia. Dai meandri del ministero confermano il dato: impianto agri-voltaico della potenza di 358 megawatt. In pratica più del triplo del più grande impianto italiano realizzato sino ad oggi, quello di Troia, vicino Foggia, 150 ettari, con 275 mila moduli di ultima generazione e 103 megawatt di potenza. Quello che i signori venuti da Barcellona pensano di realizzare nell’enclave agricolo-nuragica della Nurra ricade tutto nel territorio del Comune di Sassari, con l’area circoscritta tra le frazioni di Palmadula, La Corte, Canaglia, Li Piani, San Giorgio, Scala Erre.

995 campi di calcio

L’occupazione senza precedenti nell’Isola, in Italia e in Europa, non ha eguali: le terre da devastare a colpi di specchi solari, ammantati da non si sa quale ispirazione agricola, sono più di 650 ettari, in pratica 955 campi di calcio, uno attaccato all’altro. Una devastazione paesaggistico ambientale che va ben oltre ogni nefasta immaginazione. Hanno osato qualcosa di più solo nell’impianto di Núñez de Balboa, a cento chilometri da Siviglia, nella Spagna del centro-sud, da 500 megawatt realizzato dagli spagnoli di Iberdrola. Quello di Sassari qualora venisse malauguratamente approvato e realizzato scalzerebbe al secondo posto nel podio europeo quello di Cestas da 300 megawatt realizzato in Francia. Non ci sarebbe concorrenza con il più grande progetto solare realizzato in Germania di “appena” 190 megawatt a fronte dei 358 di Palmadula e dintorni. Il Regno Unito ad oggi non dovrebbe aver mai superato i 100 megawatt.

Aree vietate

Il Ministero, per ora, tiene blindato il dossier, in attesa delle verifiche procedurali, ma è scontato che già dai prossimi giorni il piano dovrà essere svelato in tutti i suoi dettagli, a partire dall’impatto paesaggistico. Non è difficile prevedere che l’intera area rientri in quelle totalmente vietate alla trasformazione, da agricole a spianate di silicio, interferendo sul piano idrogeologico con fiumi e affluenti, a partire dal “Fiume Santo”, il corso d’acqua che attraversa in lungo e in largo l’intero territorio, lo stesso dove gli spagnoli vorrebbero impiantare l’infinita “coltivazione” di incentivi e pannelli solari.

L’affare miliardario

Un vero e proprio business sulla testa della Nurra, della Sardegna e dei sardi. Basti un solo dato per comprenderne la portata: ogni megawatt di energia solare, in termini di incentivi e guadagni vari, vale trecentomila euro all’anno. In pratica gli spagnoli incasserebbero da questa operazione ben 107 milioni di euro all’anno, con una proiezione ad almeno vent'anni che farebbe salire l’incasso a due miliardi e 148 milioni di euro. Tanto, con le bollette stratosferiche, pagano tutto i cittadini. Quelli sardi, in realtà, pagano doppio, oltre al costo più alto dell’energia, ci rimettono anche paesaggio e ambiente. Come ai tempi dell’invasione dell’ammiraglio De Cabrera.

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