Acqua, il vero spreco è nelle infrastrutture: le 10 domande di Coldiretti a Enas
Gliagricoltori sardi: «Non siamo noi i responsabili, il problema sono le condotte colabrodo e la mancata gestione delle risorse» e rivolge 10 domande all’EntePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Gli agricoltori sardi non ci stanno. Dopo le dichiarazioni dell’amministratore unico di Enas, che ha puntato il dito contro il settore agricolo come principale responsabile degli sprechi d’acqua, arriva la replica di Coldiretti Sardegna: «È inaccettabile scaricare le colpe su chi ogni giorno lavora per garantire cibo e tutela del territorio. Il vero problema non sono i campi, ma le infrastrutture obsolete che disperdono il 50% dell’acqua nelle condotte colabrodo, ben prima che arrivi agli agricoltori».
L’associazione ancora chiarisce che gli agricoltori, da anni ormai, investono in tecnologie avanzate per ottimizzare l’uso delle risorse idriche. Ma mentre ognuno fa la sua parte, le istituzioni continuano a ignorare il problema delle infrastrutture idriche. «È assurdo che in Sardegna milioni di metri cubi d’acqua vengano scaricati in mare invece di essere conservati per i periodi di siccità. Dove sono gli investimenti per migliorare la gestione delle risorse idriche?»
E così Coldiretti, per fare chiarezza, ha stilato un decalogo di domande dirette a Enas, mettendo in luce le criticità del sistema:
1) Lo sa l’amministratore di Enas che l’acqua utilizzata è pagata per l’irrigazione non è “sprecata”, ma torna nel ciclo naturale, contribuendo alla ricarica delle falde e alla conservazione del suolo?
2) Sa che il principale problema di dispersione idrica non è l’agricoltura ma sono le condotte colabrodo che perdono il 50% dell’acqua? Da chi sono gestite?
3) È a conoscenza che i campi irrigati producono cibo che aiuta l’ambiente come per esempio un campo di mais che cattura 50 tonnellate di anidride carbonica o un vigneto 14, dimostrando il valore ambientale dell’agricoltura?
4) Lo sa che i Consorzi di Bonifica stanno investendo ingenti somme dei propri consorziati, quindi agricoltori, in risparmio idrico e in attività di riduzione delle perdite?
5) Quali interventi straordinari sta facendo Enas o quali si stanno pianificando per ridurre le perdite di acqua nelle condotte e reti irrigue?
6) Perché nel 2018, un anno di grandi piogge, solo il sistema del Flumendosa ha scaricato in mare quasi 50 milioni di metri cubi di acqua che oggi sarebbero fondamentali per l’Isola?
7) Lo sa che lo scorso anno a causa della siccità e il mancato ricorso al sistema idrico sono andati persi 5 mila ettari di terreni irrigati e coltivati nel solo Sud Sardegna e quest’anno rischiamo lo stesso?
8) Lo sa in termini economici cosa vuol dire perdere 5 mila ettari di produzioni in un solo anno e quali conseguenze disastrose ci sono per la produzione del cibo per la collettività?
9) È consapevole che se non si interviene adeguatamente, il perdurare di questa situazione porterà alla chiusura di tante aziende? Può immaginare il costo sociale che ne conseguirebbe in termini di minore occupazione e mancata manutenzione del territorio?
10) Cosa si sta facendo per portare gli invasi alla loro massima capacità e sfruttare tecniche come le laminazioni dinamiche o il riutilizzo delle acque reflue? Dobbiamo affidarci alla danza della pioggia o finalmente ci si deciderà a investire in infrastrutture adeguate?
E Conclude: «Non possiamo continuare ad affidarci alla danza della pioggia, servono investimenti immediati nelle infrastrutture e una gestione più lungimirante dell’acqua. È ora di affrontare il problema alla radice, senza più alibi né accuse infondate».
(unioneonline)