Sorride, anche se non troppo, l'ex direttore dell'ufficio tutela del paesaggio Lucio Pani, il quale si è visto confermare la condanna ma che, grazie allo sconto di pena ottenuto - da sette anni e mezzo si è scesi a sei e quattro mesi - e all'indulto, dovrebbe quantomeno evitare il carcere. Piange invece, e di brutto, il presidente Pd della Provincia Graziano Milia, assolto in primo grado ma ritenuto colpevole del reato di abuso d'ufficio dai giudici dell'appello, che per questo gli hanno inflitto un anno e 4 mesi di reclusione (il Pg Licina Serra ne aveva chiesto uno).

SENTENZA Questi i verdetti più clamorosi con cui, poco dopo le 14 di ieri, al termine di un paio d'ore di camera di consiglio, si è concluso il processo di secondo grado a carico dei sedici imputati superstiti della maxi-inchiesta sulle gravi irregolarità - concessioni edilizie in sanatoria, autorizzazioni paesaggistiche contro legge, truffe orchestrate a tavolino per avere terreni comunali in concessione gratuita - commesse tra il 2000 e il 2003 all'ombra dell'Ufficio regionale per la tutela del paesaggio. Un'indagine con al centro l'architetto Lucio Pani (difeso dagli avvocati Massimiliano Ravenna, Guido Manca Bitti e Marcello Vignolo), che, grazie a una fitta rete di amicizie e complicità, stando all'accusa era riuscito, tra le altre cose, a dare il via libera alla costruzione del complesso abusivo a Baccu Mandara, ottenere indebitamente il terreno su cui edificare il centro sportivo al Margine Rosso e sbloccare concessioni non dovute per il Maramura a Capoterra.

ASSOLUZIONI Un sistema al quale erano però completamente estranei il nipote di Pani Lorenzo Collu (difeso dall'avvocato Maurizio Scarparo) e Giuseppe Solla (avvocato Michele Loi), gli unici che ieri sono stati assolti con formula ampia - per non aver commesso il fatto - dopo le condanne a due anni incassate in primo grado.

SCONTI DI PENA Hanno ottenuto invece consistenti sconti di pena Patrizia Rosemarie Cogoni (avvocati Leonardo Filippi e Maria Chelo), condannata a un anno e 2 mesi a fronte dei due e otto portati a casa in primo grado, Simonetta Birardi, moglie di Lucio Pani, la cui pena è scesa da due anni a otto mesi, e Giovanni Antonio Erbì (avvocato Luigi Concas) al quale sono stati inflitti sei mesi di reclusione, due in meno rispetto al primo giudizio.

GLI ALTRI VERDETTI C'è poi chi se l'è cavata grazie alla prescrizione: il dipendente regionale Giorgio Sedda (avvocato Giuseppe Andreozzi), l'ex direttore generale regionale Antonio Monni, (avvocato Francesco Macis), e gli imprenditori Piergiorgio Loi e Salvatore De Donato (Macis), che a luglio di due anni fa erano stati tutti condannati a pene tra i due anni e i due anni e mezzo. Verdetti di condanna confermati infine per l'ex capo dell'Ufficio tecnico di Quartu Alessandro Casu (tre anni e mezzo, difeso dall'avvocato Francesco Onnis), Mauro Pani (tre anni e tre mesi, avvocato Lorenzo Sessini), l'imprenditore Mario Dettori (tre anni), Maria Lucia Farci (due anni e otto mesi, avvocati Filippi e Denise Mirasole) e il dirigente del settore urbanistica di Capoterra Giancarlo Suelzu (un anno e mezzo).

IL PRESIDENTE MILIA A conti fatti una Caporetto solo per il presidente Milia, difeso dall'avvocato Paolo Sestu, che la corte d'appello ha anche dichiarato interdetto dai pubblici uffici per un anno e quattro mesi, il che potrebbe addirittura influire sulla sua ricandidatura alla guida della Provincia. Almeno dal punto di vista politico, visto che i giudici gli hanno comunque concesso la sospensione condizionale sia della pena detentiva che di quella accessoria. Ma non è tutto: l'esponente del Pd dovrà pagare anche le spese processuali, comprese quelle del giudizio di primo grado nel quale era stato assolto.

MASSIMO LEDDA
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