Soboedda Nieddu, la prima italiana sulla copertina del Time

06 marzo 2024 alle 15:03aggiornato il 06 marzo 2024 alle 15:03

Oggi raccontiamo storie. Storie di donne. La storia di Soboedda, come la chiamavano a Desulo, battezzata Sebastiana. Di cognome faceva Nieddu. È stata la prima italiana a finire sulla copertina del Time, il celeberrimo magazine americano che ancora oggi mette in vetrina i potenti del mondo.

Soboedda, però, non apparteneva alla cerchia del potere. Tutt’altro. Nata a Desulo nel 1908, lei apparteneva a auna famiglia umile. Vivevano di lavoro, i Nieddu. Soboedda deve la sua fama alla sua bellezza. Una Miss Sardegna ante litteram che rifiutò di andare in sposa a qualcuno. Di matrimonio non ne volle sapere. Mai.

Sono gli anni in cui Grazia Deledda vince il Nobel per la letteratura. Seconda italiana dopo Carducci, ancora oggi unica donna del nostro Paese ad essere arrivata a tanto in Italia. Con la Deledda, infatti, i fari si accendono non solo sulla Sardegna ma anche sulla Barbagia. Su quei monti silenti che sovrastano dei paesi-fazzoletto. Incanto e rigore insieme. Una bellezza rara, come quella fanciulla di cui per primo scrisse Marcello Serra, intellettuale ogliastrino di Lanusei e giornalista, che per primo raccontò di quella fanciulla, a cui dedicò il saggio “Qui fiorì la più bella donna della Sardegna”, dopo aver visto alcune sue foto nella casa del sindaco.

Ma lo scatto che rese celebre Soboedda lo firmò il fotografo Guido Costa, che poi dirà: “Nella fresca immagine di Soboedda volli presentare il simbolo di una Sardegna rinnovata e serena e dal sicuro radioso avvenire”.

In testa la cuffietta desulese. Non il fazzoletto come negli altri comuni. E poi l’abito, sempre del posto, quello buono. Il giallo, l’arancio e l’azzurro. Anche se nelle foto in bianco e nero di allora si vedevano solo i contrasti. E quel viso di fanciulla che sogna. Ma torna. "Ho visto tanti posti, ma sono sempre tornata. Ho sempre avuto paura di andare via. Il fuori era la morte". Soboedda raccoglieva erbe, per fare medicamenti. Fu celebre suo malgrado. Con una certezza: l’indipendenza.

La sua vita e quella di tante altre in “Storie di donne speciali”.