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Nepal nel caos, si dimette il primo ministro. È caccia ai politici
09 settembre 2025 alle 17:35aggiornato il 09 settembre 2025 alle 19:08
Katmandu, 9 set. (askanews) - Caos in Nepal, con la capitale Katmandu messa a ferro e fuoco dalle violente manifestazioni e gli scontri con le forze dell'ordine, che hanno portato alla morte di 22 persone e a centinaia di feriti; il governo oggi ha fatto marcia indietro, sbloccando l'accesso alle piattaforme social, annullando quindi il provvedimento deciso alcuni giorni fa, ma le proteste non si sono fermate.I manifestanti, principalmente giovani, scesi in piazza con la richiesta di revocare il divieto sui social e di combattere la corruzione, hanno dato fuoco al Parlamento, alla Corte suprema, altri palazzi governativi e alla residenza del primo ministro K.P. Sharma Oli che si è dimesso.Prese d'assalto anche le abitazioni di vari politici. È morta la moglie dell'ex primo ministro nepalese Jhalanath Khanal, dopo aver riportato ustioni gravissime dopo che la sua residenza è stata incendiata.Molti voli presso l'aeroporto internazionale di Katmandu sono stati cancellati, per problemi di visibilità sui cieli della capitale a causa delle colonne di fumo.L'esercito nepalese ha esortato i manifestanti a mantenere la calma e a difendere l'unità nazionale, ribadendo il proprio impegno a salvaguardare l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale del Paese.Sono state già ribattezzate le "proteste della GenZ": tanti i ragazzi che hanno protestato non solo per il divieto di usare i social, ormai riattivati, ma contro una politica che hanno definito "corrotta", adducendo la decisione di bloccare le piattaforme a un voler occultare scomode verità.