Matteo Donghi (RIS): la Corte Penale Internazionale, un anno illuminante

10 novembre 2025 alle 13:10
Parma, 10 nov. (askanews) - "Io sono stato alla Corte Penale Internazionale, è stata la prima esperienza di personale italiano distaccato alla Corte". Lo racconta Matteo Donghi in un estratto della seconda puntata di SGUARDI, LE interviste di approfondimento di Askanews. "Quello che si avverte stando in Corte penale internazionale è certamente il peso dell'attività che viene svolta, la difficoltà spesso di ottenere dei mandati di arresto e di non poterli eseguire. Abbiamo mandati d'arresto pendenti per il Presidente Putin e per il primo ministro Netanyahu che difficilmente andranno mai ad essere eseguiti. Io fortunatamente ho seguito nei vari casi di mia competenza il capo d'accusa nei confronti del Presidente Duterte delle Filippine che invece è stato arrestato e consegnato alla Corte penale internazionale qualche mese fa. Nessuna altra realtà internazionale può pensare di arrivare a questo tipo di obbiettivo. E poi ricordiamo una cosa, la Corte penale internazionale dell'Aia è la Corte che giudica i soggetti singoli, mentre la Corte sempre con sede all'Aja, la Corte dell'ONU, processa gli Stati. Allora, processare uno Stato è qualcosa di impalpabile; arrestare un responsabile di un genocidio è qualcosa che invece è chiaro a tutti che cosa voglia dire".L'intervista di SGUARDI a cura di Alessandra Quattrocchi è visibile in integrale sul sito www.Askanews.it