Il procuratore Capasso: "Ragnedda ha parlato e aggiunto particolari"

26 settembre 2025 alle 19:20aggiornato il 26 settembre 2025 alle 21:21

Ha iniziato con dichiarazioni spontanee. Poi ha risposto alle domande. È durato poco meno di due ore,  davanti alla Gip del tribunale di Tempio, Marcella Pinna, l’interrogatorio di garanzia di Emanuele Ragnedda, il quarantunenne reo confesso dell’omicidio di Cinzia Pinna, la trentatreenne di Castelsardo il cui corpo è stato trovato ieri nella tenuta dell’imprenditore reo confesso, tra Arzachena e Palau.

In Tribunale, a Tempio, Ragnedda ha confermato quanto affermato ieri durante l’interrogatorio  subito dopo il fermo, durante il quale aveva rivelato di aver sparato alla sua vittima, la notte tra l’111 e il 12 settembre,  al culmine di un litigio: un’azione compiuta, a suo dire, dopo essersi spaventato – con azioni influenzate anche dall’abuso di droghe – perché la donna gli si era avvicinata impugnando un oggetto. «Mi sono spaventato», aveva detto. 

«Ha confermato tutto e aggiunto alcuni particolari», ha detto il procuratore capo di Tempio, Gregorio Capasso, all’uscita del palazzo di giustizia. 

Il lavoro degli inquirenti però non è finito. All’appello mancano il cellulare della vittima, ma anche i vestiti che indossava la sera del delitto. E l’attenzione si è concentrata anche su eventi che sarebbero avvenuti un sabato dopo l’omicidio, quando nella case e nel terreno di Conca Entosa, quando Cinzia Pinna era morta da tempo, sarebbero andate alcune persone le cui attività devono essere chiarite.