Emigrati sardi, le "150 ore" e i primi 50 anni di una rivoluzione educativa: il racconto da Torino e Milano all’Isola

21 aprile 2024 alle 19:50

Mostre e convegni per celebrare il cinquantesimo anniversario dei corsi delle "150 ore", un momento epocale nella storia dell'istruzione dei lavoratori italiani. Nati nel 1973 come risultato di intense mobilitazioni sindacali nel settore metallurgico, questi corsi segnarono una svolta fondamentale nel diritto allo studio per gli operai. La decisione di introdurre un monte ore individuale per lo studio retribuito consentì a migliaia di lavoratori, tra cui molti sardi, di accedere a corsi di istruzione media.
Al Polo del ‘900 di Torino si è tenuto il convegno internazionale “Fare la classe. L’educazione degli adulti a 50 anni dai corsi delle 150 ore”, organizzato dall’Università di Torino in collaborazione con il mondo della scuola e il Terzo settore e con il sostegno del sodalizio sardo torinese, fondato nel 1968 da operai, intellettuali e studenti giunti in Piemonte da diverse aree della Sardegna, per dare agli emigrati gli strumenti formativi per la difesa dei loro diritti sia come lavoratori che come liberi cittadini.
Al circolo Arci “Antonio Banfo” di Milano, fino al 13 maggio, e poi in giro per il Piemonte e la Sardegna, la mostra “È ora, è ora, la scuola a chi lavora! Le 150 ore a Torino”. Curata dal cagliaritano Francesco Pongiluppi, ricercatore e docente del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino e vicepresidente dell’Associazione dei Sardi in Torino A. Gramsci, ripercorre l'origine, lo sviluppo e l'eredità di questa rivoluzione educativa. Attraverso documenti originali, stampe e immagini, provenienti da varie fonti, offre uno sguardo approfondito sull'esperienza torinese e sull'impatto dell'emigrazione sarda.
Solo a Torino, oltre 2.500 lavoratori, nell’anno scolastico 1973-74 usufruirono della conquista contrattuale per conseguire l’obbligo.
Negli anni le “150 ore” si allargarono ad altre categorie di lavoratori e i corsi si aprirono a casalinghe, disoccupati, precari e giovani drop out. Tantissimi furono i sardi e le sarde dell’altra isola, quella de su disterru, che trovarono gli strumenti per un’emancipazione culturale e politica sui temi della salute, dei servizi e dei diritti.
Non solo un capitolo del passato ma una lezione preziosa per affrontare le sfide educative del presente e del futuro.

Nel video l'intervento di Francesco Pongiluppi, curatore della mostra