Cagliari, pronto soccorso in sofferenza: ambulanze bloccate dalla mattina e attese infinite

02 dicembre 2024 alle 17:08aggiornato il 02 dicembre 2024 alle 17:08

Promossi per i tempi di ricovero dal momento del primo accesso, ma i Pronto soccorso degli ospedali di Cagliari continuano ad arrancare e i pazienti a soffrire tempi d’attesa, quella vera, che ogni giorno rischiano di dar collassare anche il sistema dell’emergenza-urgenza. Solo qualche giorno fa c’è stata una fase nella quale nella più importante città della Sardegna  non c’erano ambulanze disponibili per intervenire in caso di richieste di aiuto: una fase transitoria, che è stata risolta dalla centrale operativa del 118 e dalla dedizione del personale. Ma un problema, enorme,  che rischia di ripetersi: basta un granello e tutto l’ingranaggio rischia di incepparsi.

Oggi ci sono almeno cinque ambulanze ferme da questa mattina nel piazzale del Pronto soccorso del Santissima Trinità. Al Policlinico stesso problema. Al Brotzu la situazione era simile, ma intorno alle 15,30 è arrivato il via libera allo “sbarellamento”: significa che i pazienti vengono presi in carico dall’ospedale e le barelle, appunto, tornano nella disponibilità degli operatori delle ambulanze. 

Questo non significa che per chi sta male l’attesa sia finita. Basta consultare il sistema di monitoraggio  dell’assessorato alla Sanità. 

Pronto soccorso del Santissima Trinità, poco dopo le 16: 11 codici arancioni in visita e sei in attesa. Undici i pazienti in codice azzurro, altrettanti bianchi. E ci sono anche due casi gravi che hanno preso il sopravvento. 

Al Brotzu i pazienti non in pericolo di vita ma gravi, in attesa, sono sempre undici, ma ne stanno arrivando altri a bordo di ambulanze. I meno gravi, tra azzurro, bianco e verde, sono 29. 

Sovraccarico il Duilio Casula: 22 codici gialli, con i rossi che continuano ad arrivare. Intanto, aspettano altri 26. 

Il problema è sempre lo stesso: negli ospedali i letti non bastano e non possono essere effettuati eventuali ricoveri necessari. I pazienti restano in barella e gli operatori del 118 sono costretti ad attendere fuori, nei piazzali, che qualcuno si liberi.