Passano le ore e i numeri sono in continuo aggiornamento. Una triste conferma di quella che è un’emergenza sociale: la violenza in casa, in quello che dovrebbe essere un luogo sicuro e di amore, non solo esiste, ma aumenta. E quando le forze dell’ordine intervengono, la situazione è già precipitata. I carabinieri del comando provinciale di Cagliari, nel territorio di loro competenza, nel 2024 hanno gestito 529 casi da “codice rosso” tra maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e violenze sessuali. Nei primi dieci mesi di quest’anno il dato è cresciuto, arrivando a 579 episodi denunciati. Il più delle volte il responsabile – o i responsabili – vengono identificati e arrestati o denunciati, con l’applicazione di misure a tutela delle vittime (con indagati e imputati che devono indossare un braccialetto elettronico o restare a distanza di sicurezza dalla persona offesa). «Purtroppo», evidenzia il generale Luigi Grasso, comandante provinciale dei carabinieri di Cagliari, «il fenomeno non dà segnali di cedimento nonostante lo sforzo nostro e delle altre forze polizia. C’è la massima attenzione, le vittime si fidano e denunciano, il personale è sempre più formato per gestire casi molto delicati. Ma per affrontare il problema alla radice bisogna fare rete e avviare un percorso sociale ed educativo che coinvolga tutte le istituzioni».
Atti persecutori
Nel 2025 i carabinieri si trovano a dover gestire almeno un caso di maltrattamenti in famiglia al giorno. Un numero praticamente invariato rispetto allo scorso anno, così come i reati di violenza sessuale. Sono invece aumentanti in modo esponenziale i casi di stalking. «Le vittime sono quasi sempre donne», sottolinea Grasso. «La percentuale maggiore riguarda donne sposate o con una relazione sentimentale avviata da tempo. Tra le vittime anche giovani appena maggiorenni. E questa tipologia di reato tocca tutte le categorie sociali». Gli episodi maggiormente numerosi sono quelli in ambito familiare. «Ma registriamo anche un aumento dei casi in ambienti lavorativi. Spesso si tratta di corteggiamenti patologici che sfociano in atti persecutori. Ma ci sono anche episodi legati a invidie dovute a dinamiche interne al posto di lavoro».
La delicatezza
Se aumentano le denunce non è detto che stiano crescendo, rispetto al passato, i casi. Forse oggi le vittime si rivolgono alle forze dell’ordine sapendo di avere ascolto e sostegno. «C’è da molto tempo un diverso approccio verso le vittime, fatto di familiarità, delicatezza e maggiore professionalità. Questo probabilmente spinge la persona a fidarsi maggiormente», evidenzia il comandante provinciale dell’Arma. «Il nostro personale ha una preparazione specifica e gli stessi carabinieri più giovani sono una risorsa in più. Anche perché parliamo di reati che ci portano obbligatoriamente a invadere l’intimità delle persone, entrando nelle dinamiche familiari. Il lavoro che stiamo facendo è quello di puntare molto sul carabinieri che va incontro ai cittadini, avvicinando così anche potenziali vittime e raccogliendo testimonianze e denunce». Quando si affrontano casi di maltrattamenti in famiglia si devono fronteggiare emergenze legate anche a delle dipendenze (droga, alcol o ludopatia): «Se un genitore arriva a denunciare un figlio significa che è disperato. Serve in questo caso un lavoro di squadra tra istituzioni e associazioni antiviolenza per aiutare il nucleo familiare». Grasso ammette: «Il nostro lavoro in alcuni casi diventa quasi sociale. I comandanti di stazione seguono le vittime anche nel dopo denuncia, per evitare che si possano sentire abbandonate. E per questo si sta investendo molto, anche sui nuovi marescialli, che seguono una formazione specifica».
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