L’emergenza

«Cervi e daini hanno invaso le nostre aziende» 

Allevatori e agricoltori disperati:  c’è chi vuole imbracciare il fucile 

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«I cervi sono troppi, aspettare ancora potrebbe servire solo ad esasperare gli animi, non vorremmo dare ragione a chi pensa di risolvere il problema imbracciando il fucile, abbiamo bisogno di aiuto». L’accorato appello di allevatori e agricoltori dei Comuni di Arbus e Guspini suona come un invito a non fa passare altro tempo. Sperano ancora nel dialogo, denunciano danni notevoli e chiedono che Regione, Provincia e Comuni, ciascuno per la sua parte «facciano qualcosa e anche in tempi rapidi, come risarcimenti adeguati ai danni subiti, adozione di misure alternative, recinzioni, erbari per selvatici, trasferimenti degli esemplari in eccesso in aree valide».

I racconti

Storie diverse, con un denominatore comune: «Sarebbe da sciocchi non riconoscere che stiamo lavorando per i cervi, i cinghiali e ora anche i daini. In migliaia nei pascoli, mentre il gregge chiuso nell’ovile». Un allevatore di Montevecchio, Antonio Chessa, fra rabbia e attaccamento alla terra, dice: «La mia azienda si trova in una riserva di caccia, non ci sono cani che allontanano i cervi, mi ritrovo con branchi di 50 capi in poco spazio. Appena ho finito di recintare il pascolo, distruggono la rete, entrano nel campo coltivato e sradicano l’erbetta appena nata. Sono disperato. Il gregge nell’ovile a nutrirsi di mangime e gli invasori liberi di consumare il pasto fresco». Marco Secci alla periferia di Arbus: «Sono qui da 60 anni, con la ferita nel cuore sto pensando di andare via. Ormai i cervi sono addomesticati, convivono con le capre e le pecore, si fanno accarezzare, seguono le macchine come i cani. I danni sono tanti, gli indennizzi una miseria. Non faccio più la richiesta, tempo perso fra compilare carte e ora anche il digitale, non fa per me». Salvatore Pusceddu: «I cervi non sono tanti, sono di più, migliaia e migliaia. Se ne parla da anni, nel mentre aumentano. Non c’è un censimento, l’abbattimento è proibito, il trasferimento è una falsa promessa. La ciliegina? Non possiamo più chiamarli selvatici, sono di casa, sono più forti».

I Comuni

Gli amministratori hanno le mani legate, fra vincoli e scarse risorse possono fare poco. A dicembre dello scorso anno, la Regione ha stanziato 80mila euro per Arbus e 72mila per Guspini allo scopo di ridurre gli incidenti stradali causati dagli animali. «Il progetto – ricorda l’assessore all’ambiente di Guspini, Marcello Serru – è in fase di ultimazione. Si tratta di apparecchi elettronici che segnalano agli automobilisti la presenza dell’animale nell’asfalto, un invito a rallentare, se così non fosse emettono luci per allontanarlo». L’assessora di Arbus, Sara Vacca, aggiunge: «Verranno installati nelle strade provinciali Guspini-Montevecchio e Pitzuamu, sulla statale 126. I fondi sono stati calcolati in base agli incidenti 2020-2024, ad Arbus 30, a Guspini 10. In realtà sono di più, molti non vengono denunciati, ma le richieste per smaltire la carcasse sono tante». E la polemica della minoranza non manca. «Un problema serio e urgente – dice Agostino Pilia – non giustifica i ritardi. Comunque sia, la Regione si affretti a promulgare una legge sul problema. I cervi sono arrivati nel centro abitato».

Le istituzioni

In questi giorni la Provincia ha affidato il servizio per la stima dei danni da fauna selvatica per procedere con gli indennizzi. Poi si lavora per il controllo del cinghiale. «La Regione – riferisce il consigliere regionale del territorio, Emanuele Matta – ha definito le linee guida per i Piani provinciali di gestione e contenimento della fauna selvatica. Ciascun ente dovrà ricostruire un quadro aggiornato delle criticità, mappare le aree più colpite, definire le misure di prevenzione e sicurezza, stimare i costi e individuare le priorità. Strumenti importanti per superare l’emergenza e programmare azioni mirate ed efficaci».

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