Gli interventi.

Trivani intorno al cortile della lolla campidanese 

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Quattro, negli ultimi mesi, le pratiche di ristrutturazione di case storiche approvate dal Comune. «E altre due», sottolinea Aldo Vanini, assessore all’Urbanistica, «sono in corso di valutazione». Al netto dell’organico dimezzato degli uffici, e di strumenti vecchi e oramai incongrui come il Puc e il Piano particolareggiato del centro storico, l’obiettivo dell’amministrazione comunale è limitare l’abbandono degli edifici, condizione che inevitabilmente porta a crolli, pericoli per la pubblica incolumità e degrado. «Se si pretende dal privato un restauro filologico, il risultato è che, per via dei costi insostenibili e di un iter farraginoso, quella casa resterà abbandonata; e finché non sorgono problemi di sicurezza, il Comune non può certo costringere alcuno a spendere».

Il degrado da scongiurare

L’esigenza, nel rispetto delle norme e con l’approvazione della Soprintendenza, è dunque quella di agevolare i progetti e l’iter della ristrutturazione degli edifici. In pratica, si tratta di salvaguardare quel che resta dell’identità del cuore cittadino, adattandola alle esigenze di una famiglia di oggi. «In genere sono case di dimensioni importanti, oggi non più sostenibili anche solo per essere riscaldate, rinfrescate, per non parlare delle tasse». Edifici in rovina. «Proprio per rivitalizzare gli immobili fermi da anni, abbiamo messo mano a una norma del regolamento che consente di frazionare questi grandi edifici in unità più piccole, circa 70, 80 metri quadri». Una possibilità che, in pochi mesi, ha rianimato il mercato. Quattro le pratiche già approvate, due quelle in valutazione. «Abbiamo a che fare con unità immobiliari vaste, mentre un’abitazione moderna è un trivano». Si tratta ovviamente di modifiche interne, nella struttura della casa tipica che si affaccia sul cortile interno. «Vanno mantenute la tipologia dell’esterno e la proprietà comune del cortile, che non può essere frazionato».

Il presepio morto

«Il nostro obiettivo», puntualizza Vanini, «è vedere un centro storico vivo e vitale, piuttosto che resistere su un’idea di presepe che finisce per concretizzarsi in un insieme di macerie». Insomma, «se salviamo la tipologia della casa e del centro storico, ma consentiamo di mettere mano ai lavori in maniera ragionevole, il risultato sotto il profilo della tecnica architettonica sarà addirittura migliore perché, molto spesso, si tratta di edifici di qualità scadente». Un’emergenza, tanto che la caduta di calcinacci e i crolli sono all’ordine del giorno. Cinque le ordinanze di messa in sicurezza e di consolidamento firmate dal sindaco nel 2024. Quattro quelle da gennaio a oggi, altre due pronte. «Abbiamo il problema della muratura in terra cruda», dice l’assessore. «Se l’edificio è ancora strutturalmente sano, chiediamo la manutenzione o un restauro. Se invece sta venendo giù, non imponiamo il ripristino coi mattoni di fango. Le soluzioni moderne ci sono, l’importante è che si mantengano le caratteristiche tipologiche». ( p.s. )

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