Mosca. Sono le 10.20 quando il silenzio cala sulla Piazza Rossa. Il pubblico sulle tribune in piedi, le truppe immobili sulla grande spianata, il battere dei secondi dagli altoparlanti l’unico suono che si sente. È questo minuto di raccoglimento chiesto da Vladimir Putin in memoria dei 27 milioni di morti sovietici il clou della parata della Vittoria. Ancor più del triplice urrà degli oltre 10mila soldati che scuote la piazza in risposta a quello che lancia il presidente russo alla fine del suo discorso.
Schiaffo all’Ucraina
Perché in questo 80esimo anniversario della vittoria è costante la denuncia dei russi di quelli che vedono come i tentativi dell’Occidente di sminuire il contributo di Mosca alla sconfitta del nazifascismo. «Ricordiamo le lezioni della Seconda guerra mondiale e non acconsentiremo a nessuna distorsione di quegli eventi», dice Putin dal palco, con a fianco il presidente cinese Xi Jinping. Ma stavolta lo zar non alza i toni, non attacca l’Occidente e mantiene un profilo basso, con un discorso più conciso rispetto alle altre edizioni. Ma non rinuncia a sottolineare che «tutta la Russia» sostiene l’offensiva, saremo sempre «un ostacolo invalicabile al nazismo, alla russofobia e all’antisemitismo» e combatteremo «contro le atrocità commesse dai seguaci di queste convinzioni aggressive e distruttive». Tracciando dunque un parallelismo (artificiale) con la denazificazione in Ucraina.
Ospiti e veterani
In tribuna con lui altri 26 capi di Stato e di governo, tra cui il presidente brasiliano Lula, l’egiziano El-Sisi, il serbo Vucic, il venezuelano Maduro e il cubano Diaz-Canel. Per la Ue c’è solo il primo ministro slovacco Robert Fico, duramente criticato dall’Alta Rappresentante per la politica estera Kaja Kallas. Tra i militari più anziani alcuni sono in carrozzella. Altri, in divisa, e procedono a fatica. Una vedova porta sul petto le medaglie del marito. E con loro c’è anche qualche soldato ferito e rimasto mutilato in Ucraina. Uno, senza gambe e braccia, viene intervistato dalle televisioni.
Berlino: tregua possibile
Intanto a Bruxelles sembrano aprirsi nuovi spiragli di tregua in Ucraina. Il neocancelliere tedesco Friedrich Merz, nel tour brussellese in cui ha incontrato i vertici dell’Ue e della Nato, si è spinto al pronostico: «Nel corso del weekend c’è la possibilità di arrivare a una tregua piena di 30 giorni, che possa poi trasformarsi in negoziati di pace». Merz, che da poco si è confrontato con Donald Trump, ha detto poi di sostenere gli sforzi del presidente Usa e che ora «la palla è nel campo russo».
Volenterosi
Sta di fatto che Volodymyr Zelensky ha annunciato un incontro per queste ore a Kiev fra i leader della coalizione dei Volenterosi. Il formato è ormai diventato molto ampio - oltre 30 partecipanti agli ultimi incontri di Londra e Parigi - ma in questo caso la riunione sarà in formato ibrido: alcuni saranno presenti di persona, tra cui il francese Emmanuel Macron, altri in videoconferenza, come Giorgia Meloni. Lo stesso Merz ha fatto capire che è in corso un coordinamento molto stretto tra Germania, Gran Bretagna, Francia e Polonia sul tema. Giorno dell’Europa a Bruxelles, festa per la Vittoria a Mosca.
«Processateli»
E Zelensky, intervenendo al vertice di Leopoli dove è stato lanciato il Tribunale speciale per i crimini di aggressione, ha risposto al parallelismo di Putin fra il nemico tedesco di ieri e quello ucraino di oggi: «La Russia deve essere processata proprio come lo furono i nazisti». Al di là delle schermaglie dialettiche, resta lo stallo sul campo di battaglia. Mosca avanza ma a un prezzo altissimo in termini di vite umane e costi economici. E Trump si sta innervosendo. Cosa questo comporti, nessuno lo può dire con certezza. Il vicepresidente Usa JD Vance - pur ribadendo la vulgata “senza svolte ce ne laveremo le mani” - per la prima volta ha tracciato pubblicamente una linea netta: «La Russia non può aspettarsi di ottenere territori che non ha ancora conquistato», ha detto in una intervista a Fox News, spiegando che la richiesta di aree non ancora controllate faceva parte «degli elementi chiesti nel piano di pace iniziale».
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