La processione

Sant’Efisio, dito rotto. Ma il voto è sciolto 

L’incidente durante il trasporto della statua non compromette l’abbraccio dei fedeli 

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Corrado e il suo gruppo (di Capoterra) si sono organizzati per l’attesa: panini, bottigliette d’acqua e sediette per tutti, aspettano che il Santo passi di qui, in via Roma. «Un’emozione che si rinnova ogni anno», dice. Alle 22.40 spuntano nel buio le sagome dei buoi, illuminate dalle sirene delle moto della polizia. Eccolo Efisio. È ferito: poche ore prima, la rottura dell’indice della mano destra, a Villa San Pietro, mentre il simulacro veniva riposto all’interno della teca, prima di riprendere il cammino verso Cagliari. Ma il Santo è Santo. Il rito non perde il rigore solenne. Così, accompagnato da tantissimi fedeli, che lo scortano nell'ultimo tratto del pellegrinaggio di ritorno, quello da Giorgino, dove ha cambiato cocchio e abiti, col suo mantello di damasco color porpora, il fiocco blu sulle spalle e il panciotto ricamato arriva alle 23.27 alla chiesetta di Stampace per lo scioglimento del voto.

Il rientro

Passata la paura per l’incidente, passati i rumori della processione del Primo Maggio, il rientro è il momento più bello e intenso. Sicuramente più intimo e personale: non ci sono i cinquantamila del Primo Maggio, ma sono tanti. C’è chi prega, chi sorride, chi vorrebbe accarezzare la teca. C’è pure chi piange. Le luci labili delle fiaccole illuminano la notte, il suono evocativo delle launeddas si confonde con la cantilena delle preghiere in sardo. Le vesti severe delle consorelle contrastano con la berritta e il giubbetto rosso e nero dei cinquantasei miliziani. È un gioco di colori suggestivo,una scenografia d'impatto che riporta indietro nel tempo. Il clima è di grande emozione e attesa: sono, infatti, passati quattro giorni quando finalmente Efisio rimette piede nella sua città di adozione dopo una processione che l’ha portato sul luogo del martirio, a Nora, dove quell’ufficiale romano arrivato dal Medio Oriente era stato ucciso perché non aveva voluto rinnegare la sua fede cristiana.

Lo scioglimento

I riti in onore del Martire guerriero non ammettono novità: si ripercorre la strada fatta all’andata, il Primo maggio. E allora Viale La Playa, via Sassari, via Roma, il Largo, le viuzze sotto l'Ospedale civile, con migliaia di devoti che si accalcano ai lati della strada. Prestar fede al voto, ancora una volta, dopo 369 anni, per Cagliari supera tutto. La processione promessa dai cagliaritani stremati dalla peste nel 1656 si rinnova. L’Alter Nos Marzia Cilloccu dà voce alla Municipalità che ha sciolto quel voto per la trecentosessantanovesima volta. Quando arriva sul sagrato della chiesetta di Stampace manca poco più di mezz’ora alla mezzanotte. «Annuncio che il 4 maggio dell’anno del Giubileo 2025 il voto è stato sciolto», dice alle 23.43 dall’altare maggiore della chiesetta di Stampace Andrea Lai, presidente dell’Arciconfraterniata del Gonfalone. «Atrus annus». Tutti rispondono: «Deus bollara».

Un lungo applauso suggella l’antica promessa che chiude la festa di chi non vive nel quartiere. Per gli altri, soprattutto per consorelle e confratelli del Gonfalone, è già tempo di riflessioni, forse anche di polemiche per l’incidente di ieri. Sicuramente di programmi per la prossima celebrazione.

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