Gerusalemme.

Rubio vola a sostenere Netanyahu 

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Gerusalemme. In vista del voto all’assemblea generale dell'Onu sulla creazione di uno Stato palestinese, il segretario di Stato americano Marco Rubio è arrivato in Israele per lanciare un segnale di sostegno a Israele. Esattamente sei giorni dopo il raid dell'Idf contro la leadership di Hamas a Doha.

E mentre Netanyahu e Rubio sotto il sole cocente di Gerusalemme pregavano insieme davanti al Muro del Pianto per gli ostaggi e in onore del presidente Trump, nella capitale del Qatar si è tenuto l'incontro dei ministri degli Esteri dei Paesi arabi e islamici intenzionati a dare una risposta unitaria, in preparazione del vertice di emergenza convocato dopo l'attacco nella città del Golfo Persico. Nei cieli dell'emirato si sono fatti vedere i caccia inviati dall'Egitto, a protezione della sicurezza delle alte personalità presenti.

Alla Città Santa, nel posto più sacro per la religione ebraica, il premier israeliano e il segretario Usa, come da tradizione, hanno infilato tra le pietre antiche bigliettini con suppliche e desideri, il loro messaggio a Dio.

«La visita di Rubio è una testimonianza della solidità e della forza dell'alleanza israelo-americana, resistente e forte come le pietre del Muro Occidentale che abbiamo appena toccato. Grazie, Marco», ha dichiarato Netanyahu, mentre Rubio non ha rilasciato dichiarazioni.

Il primo ministro del Qatar Mohammed al-Thani invece ha usato parole di fuoco contro Israele accusandolo di «aver condotto un attacco sconsiderato e spregevole, mentre Doha ospitava negoziati ufficiali». Lo sceicco ha definito lo strike dell'Idf «terrorismo di Stato» e invitato la comunità internazionale a sanzionare lo Stato ebraico. «Basta con i due pesi e le due misure. È un grave precedente. Occorrono misure concrete», ha detto, sottolineando però che l'accaduto non gli impedirà di proseguire la mediazione per porre fine alla guerra nella Striscia.

Intanto, nei colloqui con Rubio ci sono i prossimi passi a Gaza e la potenziale annessione di Israele di parti della Cisgiordania, in risposta al riconoscimento pianificato da alcuni Paesi occidentali di uno Stato palestinese. Il segretario, che in Israele ha incontrato anche il presidente Herzog e l'omologo Gideon Sa'ar, in incontri privati «ha fatto capire che non si oppone alle annessioni e che l'amministrazione Trump non si metterà di traverso», ha riferito Axios prima della sua partenza da Washington. Allo stesso tempo, funzionari della Casa Bianca temono che l'estensione della sovranità «porterebbe al crollo degli Accordi di Abramo», fiore all'occhiello di Trump.

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