Gli inquirenti lo descrivono come capace di intralciare le indagini, di sottrarre prove, di indurre gli amici a supportare la sua versione dei fatti. Giampaolo Migali, 28 anni di Girasole, arrestato perché sospettato del delitto, nulla ha potuto contro la voglia di giustizia dei familiari di Marco Mameli e in particolare di Andrea, il padre, che ha registrato gran parte dei colloqui tra lui stesso e gli amici di Migali. I frammenti più importanti per ricostruire la dinamica del delitto. Infatti se i ragazzi presenti alla rissa di Bari Sardo non sempre si erano dimostrati collaborativi con gli inquirenti, avevano detto qualcosa di più negli incontri con la famiglia di Marco, alla disperata ricerca di un barlume di verità sulla tragedia. Parole pesanti come macigni finite nelle carte dell’inchiesta. Lo certifica il gip Nicole Serra nell’ordinanza di custodia cautelare.
Via la Bmw
Presente alla rissa in vicolo Santa Cecilia e con un ruolo non secondario Giampaolo Migali temeva di essere intercettato. Era talmente preoccupato che, nei giorni successivi all’omicidio si era disfatto della sua Bmw color blu elettrico, una berlina fiammante che possedeva da qualche tempo. Un sacrifico pesante per eludere i controlli e allontanare da sé occhi indiscreti, il giovane si spostava con macchine prese a noleggio. Repentini cambi d’auto che però non sono passati inosservati al personale delle forze dell’ordine.
Auto a noleggio
Nei giorni immediatamente successivi all’omicidio del primo marzo, Migali è stato fermato dalle forze dell’ordine per un controllo. Dopo gli accertamenti di rito al posto di blocco, con identificazione e veloce perquisizione del mezzo, il giovane ha potuto riprendere la strada. Ma evidentemente quel controllo lo ha insospettito. Migali ha deciso di cedere la sua auto temendo che gli inquirenti potessero applicare microspie per seguirne gli spostamenti, ascoltare e registrare le conversazioni al suo interno con la massima discrezione. Nel corso degli ultimi mesi da uomo libero Migali ha noleggiato diverse auto pensando gli consentissero di spostarsi (secondo lui) più liberamente. Non aiutano i due Daspo sul groppone e le dichiarazioni dei suoi amici, che in attesa di essere interrogati temono un confronto all’americana con Migali per paura della sua reazione e poi fanno mea culpa, ammettendo di sapere che era un personaggio particolare e inaffidabile e che non era stata una grande idea portarlo con loro. Non si può prevedere quello che faranno gli altri, suggerisce qualcuno. Un’assoluzione stonata di fronte alla morte di un ragazzo di ventidue anni, del tutto estraneo al litigio
Udienza in vista
Oggi Migali potrebbe comparire davanti al giudice per l’udienza di convalida dell’arresto. Sarà assistito dall’avvocato Saverio Mereu, nominato d’ufficio. L’indagato, nel corso di un interrogatorio in Procura lo scorso 13 marzo, si era avvalso della facoltà di non rispondere, rilasciando solo dichiarazioni spontanee in cui aveva ribadito l’estraneità all’omicidio.
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