La maggioranza

Regionali, Tajani frena il Carroccio 

La Lega: «Veneto e Lombardia sono nostre». Il leader FI: ora altre urgenze 

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Tutti assicurano che «non ci sono problemi» e «la quadra si troverà». Ma la diversa urgenza con cui nel centrodestra si guarda al dossier Regionali conferma che l’intesa sui candidati non è dietro l’angolo, soprattutto per quanto riguarda il Veneto. La Lega lo rivendica apertamente, senza contemplare uno scambio che garantirebbe a FdI la scelta del front runner in Lombardia fra tre anni. «Vogliamo mantenere le regioni che governiamo, anche senza il terzo mandato», dice il segretario lombardo Massimiliano Romeo. «Devono restare alla Lega, poi eventuali compensazioni si possono trovare in altri contesti».

Soluzioni da valutare

Nel partito di Giorgia Meloni c’è molta più prudenza, e su una linea simile si sta muovendo Forza Italia. «Vedete quello che succede nel mondo? Ci sono cose più urgenti», ha tagliato corto Antonio Tajani rispondendo a chi gli domandava aggiornamenti. «Il dovere istituzionale prevale sull’attività di partito. Visto che non si vota domani mattina...Ci sono ora le elezioni in Marche e Val d'Aosta, poi Calabria, Toscana, e poi le altre tre. Si vedrà. Si vota a fine novembre». Per Veneto, Campania e Puglia si profila il voto nell’ultima finestra possibile, il 23 novembre. Quindi ci sarebbe tempo fino al 25 ottobre per presentare le liste. La Lega spinge perché sia Alberto Stefani a correre per prendere l’eredità di Luca Zaia in Veneto, mentre le soluzioni alternative valutate per ora sono due meloniani come Raffaele Speranzon e Luca De Carlo. Da FdI, Francesco Filini e Giovanni Donzelli assicurano che «si troverà la quadra».

I temi identitari

«Non ci sono problemi politici di coalizione», garantisce Tajani, spiegando che i colloqui internazionali di Meloni dopo l’attacco in Polonia dei droni russi ha reso «più breve del previsto» l’ultimo vertice a Palazzo Chigi, convocato in primis sull’Autonomia differenziata. Da quella riunione è emerso che le pre-intese con le Regioni si faranno ma non prima del 21 settembre, il giorno di Pontida, dove la Lega avrebbe volentieri sbandierato gli accordi con Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria su protezione civile, previdenza complementare e integrativa, professioni e sanità. A Pontida la Lega lombarda presenterà la “Carta per il Nord”, frutto di una due giorni in corso in Valtellina, con Salvini, il governatore Attilio Fontana, i consiglieri regionali, gli assessori e i cinque ministri, tutti lombardi. Si annuncia una sintesi di temi identitari, dall’autonomia al federalismo fiscale, e strettamente regionali, come la richiesta che «la Lombardia possa spendere liberamente le risorse di cui dispone dal fondo sanitario», o il bilanciamento degli stipendi in base al costo della vita, per cui il Carroccio chiede gli stessi poteri speciali che il governo vuole per Roma Capitale.

Il faro sul Settentrione

L’obiettivo è riaccendere un faro sulla questione settentrionale, e c’è chi la legge anche come una risposta alle intenzioni di Roberto Vannacci (atteso anche lui a Pontida) di “vannaccizzare” il partito di cui è diventato in un anno vicesegretario. Al centrodestra restano da definire anche i candidati in Puglia e in Campania. Ragionamenti simili a quelli che si fanno per la Campania. Sul tavolo ci sono i nomi di Edmondo Cirielli (FdI) e Mara Carfagna (Nm).

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