Doha.

Qatar in pressing: «Israele accetti la tregua» 

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Doha. I mediatori arabi continuano a credere in un cessate il fuoco a Gaza, e dopo il sì di Hamas alla nuova proposta di accordo sperano in un gesto di buona volontà anche da parte di Israele, ma il negoziato resta appeso ad un filo sottile. Benyamin Netanyahu ha fatto filtrare di non aver cambiato idea e di accettare soltanto il rilascio immediato di tutti gli ostaggi, e non in due tempi come proposto, ma fonti israeliane hanno fatto sapere che il nuovo piano recapitato dal Qatar è in fase di studio.

Nel frattempo il premier israeliano si è scagliato contro Emmanuel Macron e lo accusa di «alimentare il fuoco dell'antisemitismo» col progetto di riconoscere lo Stato di Palestina. L'ultimo piano per Gaza prevede una tregua iniziale di 60 giorni, il rilascio parziale degli ostaggi, la liberazione di prigionieri palestinesi, l'ingresso di aiuti e l'impegno delle parti a discutere anche un cessate il fuoco definitivo. Un portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha definito «molto positiva» la risposta di Hamas, sottolineando che è stata «pressoché identica a quella precedentemente concordata dalla parte israeliana». E auspicando quindi che stavolta Netanyahu dia luce verde.

I primi segnali dallo Stato ebraico sono stati negativi. «Non abbiamo cambiato» la nostra politica e continuiamo a «chiedere il rilascio di tutti gli ostaggi», ha riferito una fonte del governo, precisando che «siamo nella fase decisiva finale contro Hamas». Ovvero, prendere il controllo di Gaza City e dei campi profughi limitrofi per ottenere la sconfitta del movimento palestinese e riprendersi tutti i restanti 50 ostaggi, di cui venti ancora vivi. Allo stesso tempo, la porta del negoziato non è stata chiusa. Secondo due funzionari si sta effettivamente studiando la nuova proposta araba e una risposta dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Un'eventuale tregua avrebbe un impatto sulla situazione umanitaria della Striscia, aggravata dallo sfollamento massiccio dei residenti di Gaza City verso sud. L'Alto Commissariato per i diritti umani ha accusato Israele di aver inviato palestinesi in aree in cui i bombardamenti sono ancora in corso, come Al Mawasi. Come se non bastasse, operatori umanitari al valico di Rafah affermano che centinaia di camion attendono l'autorizzazione israeliana a oltrepassare il confine per consegnare cibo: solo pochi mezzi riescono a farlo ogni giorno.

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