L’annuncio dell’ampliamento dell’ospedale Civile, presentato come investimento strategico, si trasforma in poche ore in un durissimo caso politico. Per il centrodestra, infatti, dietro la proposta illustrata dal consigliere regionale Valdo Di Nolfo, non ci sarebbe alcuna nuova visione, ma la certificazione definitiva di un passo indietro clamoroso: l’abbandono del progetto del nuovo ospedale di Alghero. L’ipotesi è di sopraelevare il Civile di Alghero per realizzare una “piastra tecnologica” e un blocco operatorio ad alta specializzazione. Un piano elaborato dall’équipe tecnica dell’Asl di Sassari e già all’attenzione dell’assessorato regionale alla Sanità. «Rappresenta un passaggio fondamentale per la sanità algherese e per tutto il nord-ovest dell’Isola», assicura il consigliere Di Nolfo, riferendo di possibili coperture finanziarie legate alla vertenza entrate o ad altri canali regionali: «Ho chiesto alla presidente Alessandra Todde di sostenere questo investimento come scelta stabile sulla salute delle persone e sulla qualità dei servizi».
Il centrodestra
Ma dal centrodestra la lettura è ben diversa. Fratelli d’Italia, in particolare, sostiene che l’annuncio dell’ampliamento del Civile equivale, nei fatti, ad ammettere che il nuovo ospedale di Alghero non verrà più realizzato. «Gli interventi sull’attuale struttura – spiegano - non sono una nuova visione della Giunta Todde o di Di Nolfo, ma lavori già programmati e finanziati nella precedente legislatura come soluzione temporanea, in attesa del nuovo presidio». Secondo FdI, la retromarcia sarebbe arrivata dopo l’insediamento della nuova Giunta regionale, con «la cancellazione del finanziamento e l’annullamento degli atti che prevedevano la costruzione del nuovo ospedale».
Intanto crescono le preoccupazioni anche sull’ospedale Marino di Alghero. I Riformatori, insieme al segretario e consigliere regionale Aldo Salaris, lanciano l’allarme sulle «criticità organizzative estremamente gravi», si legge in una nota, legate al passaggio della gestione dall’Aou Sassari alla Asl, previsto per il 1° gennaio 2026. Secondo i Riformatori, il cambio rischia di compromettere l’efficienza della sala operatoria ortopedica, la copertura delle emergenze e la continuità dell’attività chirurgica, esponendo i pazienti a «rischi clinici elevatissimi».
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