Dopo la sentenza della Consulta la protesta approda sui social

Flop delle Aree idonee, nuova mobilitazione: «Resta solo la Pratobello» 

Sit-in sotto il Consiglio regionale organizzato dal movimento “Surra” 

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Non si placano le polemiche dopo la bocciatura della legge regionale sulle Aree idonee. La decisione della Corte costituzionale fa ripartire la mobilitazione in difesa del territorio sardo dall’assalto delle speculazioni sulle rinnovabili.

L’appello

Questa volta il richiamo è partito soprattutto dai social, con tanti giovani che hanno dato vita a un sit-in sotto il Consiglio regionale in via Roma. A guidare il presidio c’erano Elena Pinna e Michael Ardu: influencer, attivisti sui social e fondatori di “Surra”, un «movimento per la liberazione dell’Isola dalla colonizzazione e per l’autodeterminazione del popolo sardo». L’appello è arrivato negli scorsi giorni con un video pubblicato su tutte le piattaforme. «Uniamoci per dire basta a un modello di regione autonoma disfunzionale, che illude i sardi di far i loro interessi. Basta sfruttamento delle nostre terre per scopi nazionali e sovranazionali. Basta colonizzazione energetica», recitano a due voci gli attivisti. «Siamo qui per dire no a speculazioni che vanno avanti da decenni» sottolinea Michael Ardu. «Noi giovani siamo i primi che dovrebbero opporsi a quanto sta accadendo nella nostra Isola. Lo dobbiamo soprattutto a tutti quei sardi che sono scappati, perché abbiamo degli incapaci al potere» aggiunge, rincarando la dose. Rabbia e delusione emergono dalle tante dichiarazioni dei presenti alla manifestazione. Sentimenti alimentati dal recente flop della legge sulle Aree idonee.

Legge regionale 20

La presidente della Regione, l’aveva definita una sentenza nata per «governare, non subire». Eppure, all’inizio della settimana, la Corte costituzionale ha sancito la bocciatura, dichiarandola in parte illegittima. Secondo la Consulta, la legge regionale 20 sulle aree idonee andrebbe contro i principi statali ed europei di transizione energetica. Troppo deboli i riferimenti all’articolo 3 lettera F dello Statuto, relativo alle competenze primarie affidate all’Isola in materia di urbanistica. E dopo l’ennesimo stop l’Isola è più indifesa che mai.

Le reazioni

«Eravamo assolutamente convinti che una legge che si configurava all’interno di un contesto nazionale», afferma Elena Pinna «non potesse dare assolutamente esito diverso da quello ottenuto». Per Davide Fadda, presidente del presidio permanente del popolo sardo, «il flop era scontato, l’avevamo previsto e non ne siamo di sicuro felici. La politica regionale ha dimostrato di avere lavorato dall’inizio affinché si giungesse al vuoto normativo, e così è stato».

Pratobello 24

E ancora una volta gli attivisti ribadiscono la necessità di rispolverare la Pratobello24, riposta e ormai dimenticata dalle istituzioni. «Sin dall’inizio avevamo chiaro che dalla protesta si dovesse arrivare alla proposta. E così è stato fatto, in maniera immediata e lineare», continua il portavoce del presidio permanente. «È inutile perdere tempo in commissioni, bisogna dare gambe alla legge Pratobello24. La Sardegna deve avere una legge che autodetermini il suo sviluppo e che soprattutto la salvi dalla sua devastazione» chiude Fadda. «Quello che vogliamo noi oggi è rivendicare a gran voce la legge Pratobello» conclude l’attivista Elena Pinna, «che è espressione del popolo, di tutti gli 211mila sardi che hanno firmato e che sono stati deliberatamente ignorati».

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