Allarme carceri

Badu ’e Carros svuotato Gli altri istituti esplodono 

Entro oggi via tutti i reclusi dal penitenziario nuorese  Ma FdI difende il piano: «Non creiamo paure infondate» 

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Una settimana di tempo. Entro oggi si deve completare il trasferimento dei detenuti da Badu ‘e Carros. È quanto stabilito dal Ministero, che voleva fare in fretta, e in gran segreto, un trasferimento di massa dal carcere di Nuoro, per avviare la ristrutturazione dell’edificio, destinato ora solo ai detenuti in regime di 41-bis. Carcere nuorese, che sarà il primo delle tre strutture esclusivamente dedicate al regime speciale in Sardegna, a cui seguiranno Uta e Bancali. Per accelerare l’operazione sono stati predisposti voli speciali dei detenuti da Cagliari, con destinazione anche fuori Sardegna. E le polemiche esplodono: le altre carceri sarde sono già tutte in over booking e i Garanti dei detenuti accusano: «Col sovraffollamento, diritti a rischio».

Presa di posizione

A rischio non c’è solo la Sardegna che diventa una Cayenna per camorristi, mafiosi e ‘ndrangheta. Ma i diritti di tutti i detenuti nell’Isola. I Garanti, la regionale Irene Testa, Giovanna Serra di Nuoro, Gianni Loy di Cagliari, Paolo Mocci di Oristano, Anna Cherchi di Sassari, Carmelo Piras di Alghero, lanciano l’allarme. Il trasferimento in atto «rischia di aggravare il sovraffollamento negli altri istituti penitenziari dell’Isola», già tutti oltre la capienza. Celle affollate, servizi igienici insufficienti (si parla anche di un bagno per 10-12 detenuti) e criticità sanitarie che mettono a rischio i diritti fondamentali, esponendo lo Stato a ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. «Come Garanti - sottolineano - evidenziamo la mancanza di dialogo sia da parte dell’amministrazione penitenziaria nazionale che Regionale». Finora, hanno più volte denunciato le difficili condizioni strutturali e organizzative delle carceri sarde, e i livelli critici di affollamento, carenza di personale e difficoltà su gestione sanitaria, offerta scolastica e lavorativa. «Accogliere un numero molto più alto di persone sottoposte a regime rigido senza un adeguato potenziamento di risorse umane e infrastrutturali rischia di compromettere sia la sicurezza che la dignità delle condizioni detentive».

Le proposte

Viene dunque sollecitato un tavolo permanente tra Ministero, Regione, enti locali e Garanti «per valutare dati, rischi e necessità, prima di adottare decisioni di tale portata». Chiedono «l’operatività dell’Osservatorio regionale sulla sanità penitenziaria, mai riunito». Oltre al piano straordinario di rafforzamento delle risorse umane e sanitarie, una valutazione della ricettività, e garanzie sulla tutela di diritti umani, salute e parametri costituzionali. E poi «la distribuzione più omogenea dei circuiti di alta sicurezza sul territorio nazionale, evitando il rischio di concentrazioni che impongano oneri sproporzionati alle comunità locali». In gioco non c’è l’ordine pubblico, ma «la dignità umana, l’inclusione sociale e la sicurezza collettiva».

Scontro politico

Fratelli d’Italia, difende il piano e parla di «non scaricare paure infondate sui cittadini». Ricorda che il 41-bis esiste in Sardegna da sempre e il Governo Meloni ha introdotto miglioramenti per la sicurezza. Azione e Psdi, con i segretari Giuseppe Luigi Cucca e Marika Forense, denunciano la mancanza di territorialità della pena per i “non 41-bis” e la carenza di personale. Il Pd di Nuoro avverte: «La Sardegna non può diventare soluzione logistica per emergenze penitenziarie». Sulla sicurezza, il segretario del Siulp, Giuseppe Caracciolo segnala i rischi sicurezza e denuncia «le carenze di presidi di Polizia». Pierpaolo Milia, presidente di Confindustria Nuoro-Ogliastra, accusa: «Il territorio merita sviluppo, non l’ennesimo abbandono».

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