«Non è vero che la gestione pubblica degli aeroporti non funziona. Non è stato così nemmeno ad Alghero. Sogeaal andò in rosso solo perché, da stazione appaltante qual era, dovette anticipare per conto di Enac i lavori di ristrutturazione della pista. I ritardi furono enormi anche nel ristoro dei fondi sul co-marketing per lo sviluppo del traffico, si aggiunsero i mancati incassi dei diritti dovuti dalle compagnie. Col senno di poi, l’acquisizione del Riviera del corallo è stata un cavallo di Troia per l’incredibile scenario che si prefigura adesso nei cieli sardi». Umberto Borlotti proprio nello scalo del nord-ovest ha fatto il Dg, dal 2000 al 2009, e mai si è convinto sull’affare della privatizzazione a Cagliari.
Perplesso o preoccupato?
«Allibito».
Perché?
«Punto primo: se la Regione volesse davvero avere voce in capitolo nel sistema aeroportuale sardo, come sostiene a parole, dovrebbe diventarne la proprietaria».
Cioè?
«Dovrebbe comprare le quote. Nelle spa comanda chi ha le azioni, non gli altri. Gli atti di indirizzo li fanno i proprietari. Oggi nella bozza del regolamento per elaborare il Piano regionale dei trasporti non solo non si fa accenno a simili intenzioni, ma addirittura si parla unicamente del sistema ferroviario di Alghero, come se la sopravvivenza di uno scalo dipendesse dai passeggeri che arrivano in treno» .
Nel 2022 sull’operazione di Cagliari disse: «Ci sono vari attori con forti interessi».
«Lo ribadisco: non c’è motivo per cedere uno scalo che fa utili, come quello di Cagliari. Fa sorgere qualche dubbio che ci sia un centro commerciale nascente vicino all’aeroporto. Poi non si capisce come la Camera di commercio di Cagliari e Oristano, che per statuto ha l’obbligo di tutelare interessi territoriali, possa andare a gestire le strutture di Olbia e Alghero».
L’ha detto anche la Corte dei conti.
«Il rispetto del principio di competenza è un vincolo imprescindibile».
F2i Ligantia, il fondo che vuole mettere le mani sul trasporto aereo della Sardegna, nasce per fare utili. Non va bene?
«In Ligantia c’è, tra gli altri, BlackRock, il fondo americano che è il più grande del mondo. Quelli non sanno nemmeno dove sta la Sardegna. Loro investono per distribuire dividendi. Hanno tutto l’interesse a ridimensionare e marginalizzare fortemente uno scalo come Alghero, che è a basso profitto. Per me in fondo è una public utility, non un’azienda per produrre utili. Spero di sbagliarmi, ma lo scenario è da aeroporto usa e getta».
Sempre nel 2022 sull’affare di Cagliari disse ancora: «Per come si sta delineando la procedura, non sembrerebbe a evidenza pubblica». Da cosa l’aveva capito?
«Se dopo Alghero si passa a Olbia, tutto porta a uno scenario fuori dal mercato. Anche perché in caso di gara, il fondo F2i non sarebbe il solo a presentare l’offerta».
Sai di altri privati interessati?
«Non è che lo so. Altri competitor si possono immaginare. Penso al gruppo Benetton, che ha interessi a Fiumicino. L’infungibilità di F2i è una forzatura».
Anche l’Anac lo sostiene.
«La Camera di commercio, peraltro, l’infungibilità l’ha dichiarata solo a parole. Per me l’operazione di Cagliari è illegittima».
I pareri contrari di Corte dei conti e Anticorruzione, pur non vincolanti, non saranno una formalità.
«Sono sufficientemente robusti per dare sostegno a eventuali azioni legali. In ogni caso, io il Campo largo non lo vedo così compatto sulla privatizzazione. A me pare ci siano grandi movimenti, anche contrari. L’aeroporto di Cagliari fa gola perché ha utili interessanti, destinati a crescere. Ma la libera concorrenza non permette di scegliere con trattativa privata l’operatore a cui affidare la gestione».
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