San Sperate.

«Non è stato un delitto premeditato» 

Ricorso dei difensori di Igor Sollai, in Appello ci sarà il procuratore 

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Sarà il Procuratore generale, Luigi Patronaggio, a rappresentare l’accusa nel processo d’appello contro Igor Sollai, condannato in primo grado all’ergastolo perché giudicato colpevole dell’omicidio della moglie Francesca Deidda, avvenuto a San Sperate il 10 maggio del 2024. Manca ancora l’ufficialità, ma salvo clamorosi colpi di scena dell’ultimo secondo, sarà proprio il numero uno della Procura Generale a presentarsi davanti alla Corte d’assise d’appello. Contro di lui i difensori dell’autotrasportatore di San Sperato, Carlo Demurtas e Laura Priarba, che nei giorni scorsi hanno presentato un lungo appello (50 pagine) sostenendo che non ci sia stata premeditazione, né le aggravanti della crudeltà e della minorata difesa.

Il processo d’appello

La data del processo di secondo grado non è stata ancora fissata. Solo nei prossimi giorni si conoscerà chi presiederà la Corte e saranno sorteggiati i giudici popolari che dovranno affiancare i magistrati nel nuovo dibattimento. La difesa contesta la condanna del carcere a vita, sostenendo tra l’altro che si sarebbero dovute riconoscere le attenuanti legate al comportamento processuale dell’imputato: Igor Sollai ha consentito il deposito dell’intero fascicolo della Procura in apertura di dibattimento, garantendo la celerità del procedimento in primo grado. Sia per il pm Marco Cocco sia per i giudici della Corte d’assise, però, quella scelta non poteva far scattare automaticamente le attenuanti.

La sentenza

La sentenza del carcere a vita, con isolamento diurno di un anno, verrà difesa invece dai legali di parte civile Gianfranco Piscitelli per il fratello della vittima, Andrea Deidda, Roberto Pusceddu per lo zio, Efisio Zuncheddu, Elisabetta Magrini e Pamela Piras per le zie materne. I familiari chiederanno la conferma dell’ergastolo. Di diverso avviso i difensori che ritengono come Sollai non abbia organizzato il femminicidio, bensì che il delitto si sarebbe consumato al culmine di una lite avvenuta nell’abitazione della coppia, quando l’uomo avrebbe colpito mortalmente la quarantaduenne alla testa con un oggetto appuntito, per poi nascondere il corpo lungo la vecchia Orientale, a poca distanza dal ponte romano che porta verso San Vito. Corpo che poi è stato trovato, risolvendo di fatto il caso raccogliendo una marea di prove, dai carabinieri coordinati dal pm Marco Cocco.

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