Un messaggio di auguri senza sconti. Davanti al Governo e ai leader di partito, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha piantato paletti chiari: «La scelta dell'Europa è una strada da percorrere senza ripensamenti». Ha fotografato zone d'ombra: «Abbiamo il problema, annoso e pesante, del valore reale delle retribuzioni». E ha dato qualche avvertimento. Come nel passaggio sul riarmo, forse il più delicato del discorso che il Capo dello Stato ha fatto al Quirinale ai rappresentanti delle istituzioni e delle forze politiche.
«La spesa per dotarsi di efficaci strumenti che garantiscano la sicurezza collettiva è sempre stata comprensibilmente poco popolare», ha detto Mattarella, «tuttavia, poche volte come ora, è necessaria. Anche per dare il nostro decisivo contributo alla realizzazione della difesa comune europea». Il ragionamento è inciampato fra le sedie del salone, dov'erano anche leader di partito che criticano il riarmo, soprattutto nel centrosinistra, ma anche fra le forze di maggioranza. Mattarella ha chiarito che l'obiettivo è la «tutela della sicurezza e della pace», quella «pace che l'Europa ha costruito coltivando la relazione transatlantica». Senza indicare aggressori e aggrediti di oggi, il presidente ha comunque precisato che «il modello democratico oggi appare sfidato da Stati sempre più segnati da involuzioni autoritarie».
Nei passaggi sull'Italia, Mattarella ha dato merito al Governo: «Sul piano economico l'anno che si conclude ci ha consegnato alcuni risultati positivi» e «l'affidabilità del Paese è un valore preservato». Però ci sono anche «questioni aperte», come gli «oltre cinque milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà», il lavoro delle donne che «è ancora sotto la media europea e l'occupazione dei giovani si registra insufficiente».
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