Il caso

Mafiosi a Nuoro, Provincia e Comuni pronti alla rivolta 

Il presidente Ciccolini: scelta inaccettabile E il sindaco di Gavoi lancia un comitato 

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Da Gavoi parte l’idea di creare un comitato con sindaci, associazioni ed esponenti della società civile contro la trasformazione del carcere di Badu ’e Carros in una struttura per soli detenuti in regime di 41 bis. La mobilitazione si allarga. Il presidente della Provincia di Nuoro, Giuseppe Ciccolini, è pronto ad affrontare l’argomento in tempi brevi in Consiglio e auspica una presa di posizione corale del territorio coinvolgendo istituzioni, parti sociali, scuola e realtà civiche.

La Provincia

«La decisione di destinare il carcere di Nuoro al regime di 41-bis è una scelta che il territorio non può accettare – sottolinea Ciccolini – incide profondamente sull’identità, sulla sicurezza e sulle prospettive di sviluppo della città e dell’intera provincia, senza portare alcun beneficio concreto alla comunità locale. Pur nel pieno rispetto della funzione dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata, è inaccettabile che Nuoro venga individuata come sede di un carcere destinato al 41-bis, caricando il territorio di un peso sproporzionato e di conseguenze rilevanti sotto il profilo sociale e della sicurezza».

La protesta

Il primo cittadino di Gavoi, Salvatore Lai, raccoglie le prime adesioni per promuovere un comitato. All’orizzonte, iniziative di protesta con la mobilitazione generale. «Non possiamo accettare - commenta Lai - che Nuoro e il nostro territorio diventino la casa di mafiosi col rischio di infiltrazioni di parenti e loro conniventi nella società civile locale. È giunta l’ora di far sentire alta la nostra voce, perché la Barbagia merita luce e non provvedimenti calati dall’alto da uno Stato che abbandona le zone interne».

I rischi

Lai snocciola anche dati impietosi sui crescenti legami fra la criminalità sarda e camorra e ndrangheta. «Le recenti operazioni delle forze dell’ordine ci dimostrano come il ponte fra criminalità isolana e nazionale non si sia mai interrotto. Una massiccia presenza del 41 bis la alimenterebbe e infetterebbe vari ambiti della società civile. I danni - sottolinea Lai - sarebbero anche per il nostro tessuto economico». Da qui l’appello alle istituzioni nazionali affinché il provvedimento venga rivisto. «È assurdo - rilancia Lai - che a Nuoro si parli di ristrutturazione del carcere in funzione di questi arrivi. Andrebbero potenziati i già efficienti servizi di cui la struttura dispone».

Anci

Dice Daniela Falconi, presidente regionale dell’Anci e sindaca di Fonni: «Su un tema così delicato serve un approccio pragmatico. Come Anci chiediamo chiarezza sulle scelte che riguardano il 41-bis ma anche sull’organizzazione del sistema carcerario in Sardegna. Si parla poco delle condizioni reali degli istituti: sovraffollamento, carenza di personale, criticità strutturali e organizzative che ricadono anche sui territori».«I Comuni non possono essere lasciati soli – aggiunge Falconi - vanno coinvolti, informati e sostenuti. In questo senso siamo in linea con le preoccupazioni di questi giorni ma allo stesso tempo facciamo un forte richiamo alla necessità di avere informazioni chiare e precise».

In campo

Sullo stesso fronte il sindaco di Oliena Bastiano Congiu che dice: «Uniremo le forze contro questo atto assurdo verso il nostro territorio. A breve ci raduneremo e creeremmo un unico ponte fra Comuni, Provincia e cittadini».

Da Sarule il primo cittadino Maurizio Sirca rilancia la protesta: «La nostra Isola paga già un prezzo alto essendo la regione d’Italia con il più alto numero di detenuti in regime di 41 bis in rapporto agli abitanti. Il Ministero farebbe bene a potenziare i servizi di Badu ’e Carros e i progetti di reinserimento dei detenuti nella società».

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