Sanità

La rivoluzione a metà: tanto centrodestra nei nuovi vertici Asl 

Dalle prime nomine volute da Todde spuntano conferme e ripescaggi 

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Non è tutto nuovo quel che avanza nelle aziende sanitarie della Sardegna. Hanno il sapore di un azzeramento a metà, le nomine che stanno segnando il passo dopo i commissariamenti, sanciti con la legge 8 in vigore dal 13 marzo 2025 e avviati formalmente con le delibera di Giunta del 27 aprile (dalla 23/1 alla 23/11). Dalla nuova lista di direttori sanitari e amministrativi – che sulla carta devono liberare la sanità dal «disastro di Solinas», come accusa da più di un anno il Campo largo -, spuntano riconferme degli uscenti e ripescaggi dal passato. Tutto in quota centrodestra. Paradossalmente, i responsabili della catastrofe.

Firme in corso

Al momento, dunque, la rivoluzione promessa da Todde, insieme a un Armando Bartolazzi sempre più in bilico, non sembra concretizzarsi. Il primo confermato è Gianluca Calabrò, che si è fatto le ossa nelle cabine di comando quando l’Isola la guidava il centrodestra. Il manager è passato dall’Industria alle Politiche del lavoro. E prima e dopo alla Sanità. Calabrò, con Marcello Tidore dg, era direttore amministrativo alla Asl 8: adesso ricopre lo stesso incarico all’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, al posto di Maria Teresa Piras e con Vincenzo Serra neo commissario. A un passo dalla riconferma pure un altro uscente, Roberto Massazza, l’ortopedico che alla Asl 8 di Cagliari manterrà l’incarico di direttore sanitario, è l’indiscrezione. Nella stessa azienda del capoluogo il posto di Calabrò pare lo prenda Cristina Garau, in un percorso inverso, visto che la manager arriva proprio dall’Aou, dove sulla direzione sanitaria c’è stata la staffetta tra Ferdinando Coghe e Gabriele Finco, il professore-anestesista.

Contratti a breve

In teoria la scelta di Ds e Da spetta ai commissari. Quindi al Brotzu a Maurizio Marcias. Ma siccome in politica vale la proprietà transitiva, succede che chi ha nominato il primo manager, ovvero i Cinque Stelle (il Pd non partecipò alla seduta per protesta), deve indicare pure gli altri due dirigenti della terna. Per la direzione sanitaria era in pole l’ematologo Giorgio La Nasa, ma ha più di 65 anni, non è nominabile; per la guida amministrativa si punta su Antonio Tognotti che con il centrodestra di Solinas ha ricoperto lo stesso incarico all’Aou di Cagliari nel 2022. Se le indiscrezioni troveranno conferma, uscirà di scena Marco Biagini, attuale Da (dato in spostamento all’Areus), ma soprattutto perderà l'incarico il Ds Raimondo Pinna, non inviso al M5S. Pinna potrà dirigere il nuovo reparto di Chirurgia plastica, come nell’incarico attribuitogli dall’ex dg Agnese Foddis, silurata dal Campo largo a fine aprile.

Le altre Aziende

Fuori dal capoluogo è tutto molto più incerto, non fosse altro che a Cagliari i nuovi commissari sono stati i primi ad insediarsi e quindi per primi vanno incontro ai quarantacinque giorni di scadenza previsti dalla legge per scegliere i Ds e i Da (termine non perentorio). A Nuoro per la direzione sanitaria si fa il nome di Salvatore Salis, pioniere delle cure palliative, mentre la sorgonese Paola Raspitzu è data in corsa per diventare il primo dirigente amministrativo. A Sassari non si esclude l’addio del Ds Vito La Spina, mentre in Ogliastra la Da Tiziana Passetti potrebbe rimanere.

Le due linee

Resta adesso da capire quanto il possibile rimpasto in Giunta, con l’avvicendamento tra Bartolazzi e Desirè Manca, possa rallentare le decisioni sulle terne dirigenziali nelle Asl. Di sicuro, da questo primo giro di nomine viene fuori che Todde ha dovuto cedere sul rinnovo totale delle cariche. Ma queste scelte miste, con i nuovi innesti, continuano a esporre i commissari al rischio di dover pagare eventuali richieste di risarcimento, visto che i contratti degli uscenti scadono formalmente nel 2027. Sono ventiquattro mensilità più l’indennità di risultato: 560mila euro a manager.

La sentenza

Il caso di Flavio Sensi, il dg napoletano “licenziato” dalla Asl 1 di Sassari, è emblematico: il Tar ha negato sì il reintegro, non concedendo la sospensiva sulla delibera di Giunta del 27 aprile. Per i giudici amministrativi nei confronti di Sensi non può essere riconosciuto «un pregiudizio meramente patrimoniale» perché il manager un lavoro ce l’ha, è dirigente nella Asl del capoluogo campano. Quindi, «nel bilanciamento degli interessi» prevale «quello pubblico della riforma». Ciò non toglie che sulla «legittimità costituzionale della legge 8 si dubita», è scritto nella sentenza. Esattamente come sostiene il Governo nazionale che ha impugnato la norma sarda davanti alla Corte Costituzionale. Il segnale del Tar è pesante. Si tratta di un rilievo che la politica non dovrebbe derubricare a dettaglio. Al contrario. Quel passaggio mantiene in vita il rischio che le richieste di risarcimento possano essere accolte.

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