Un fucile caricato a pallettoni. Una vita spezzata. E ancora una volta Orune, terra indorata di anni e dolore, viene trascinata nel buio di un clima fatto di odio, paura e sangue. Troppo sangue. Una terra arsa dall’orgoglio, che non sembra voler placare la sete di vendetta. Luigi Contena aveva 32 anni. Figlio maggiore di Pietro Contena - arrestato lo scorso 20 maggio con l’accusa di aver ucciso nel 2023 Luca Goddi - è stato freddato con diversi colpi d’arma da fuoco, nel più classico degli agguati.
Omicidio
Il delitto è avvenuto nelle campagne tra Orune, Benetutti e Nuoro, al confine tra le località Su Cussolu e Sa Serra, proprio nella stradina d’accesso dell’ovile del suocero della vittima, ricoverato in ospedale. Il trentaduenne forse era arrivato all’alba per accudire gli animali al suo posto, come faceva da giorni. Aveva parcheggiato la Kia Sportage bianca della fidanzata poco oltre il muretto a secco, a ridosso del cancello dell’azienda. Aveva fatto appena in tempo a scendere dall’auto, chiudere lo sportello e aprire l’ingresso del podere. In quel momento è stato colpito, con diverse fucilate, almeno due - quasi certamente a pallettoni - che lo hanno raggiunto alla testa e al torace. Nessuna possibilità di fuga. Nessuno scampo. Il cancello, parzialmente rientrato rispetto alla strada, è affiancato da due grandi massi e da un tratto di muretto a secco che offre perfetta copertura. Il luogo, isolato agli occhi anche di chi passa nella provinciale 44 distante non più di 30 metri, ma facilmente accessibile, sembra ideale per tendere un agguato e scomparire senza lasciare tracce.
Silenzio e rabbia
Poco dopo le 10.30, una chiamata al 112 ha fatto scattare l’allarme. Un anonimo avvisa dell’agguato. L’allarme rimbalza sulla caserma di Benetutti, poi al comando provinciale di Nuoro. All’arrivo dei carabinieri della Compagnia di Nuoro e del Reparto operativo e investigativo, la scena è desolante. Il corpo della vittima era davanti all’auto col motore acceso. Coperto da un lenzuolo bianco in attesa dell’arrivo del magistrato, giaceva sull’erba secca, sferzata dal vento caldo di luglio. Un cane bianco si è avvicinato al cadavere, annusando l’aria e poi allontanandosi piano, come se comprendesse la gravità del momento. A pochi metri, sotto una grande quercia, familiari e amici si sono raccolti in silenzio, cercando riparo dal sole cocente e da un dolore impossibile da contenere. La chioma offriva una fragile ombra, un velo di pietas nel mezzo di una mattina insopportabilmente afosa e carica di angoscia. Non lontano, i rami anneriti di un incendio ricordano un’altra ferita. L’azienda del giovane era stata devastata da un rogo estivo.
Le ombre di vendetta
Le indagini, coordinate dal procuratore, Andrea Jacopo Ghironi, sono in corso. L’autopsia sarà affidata lunedì al medico Roberto Demontis. Tutte le ipotesi restano aperte, ma la dinamica e il contesto familiare della vittima fanno pensare a un regolamento, a quella parola, faida, che fa tremare le vene a tutti e che purtroppo non sembra non fermarsi. Dall’omicidio di Luca Goddi nel 2023 – che ha portato all’arresto del padre di Luigi – a questo nuovo agguato, il filo rosso della vendetta sembra non essersi spezzato. Sul posto anche il titolare di quell’indagine, il pm Ireno Satta, e le colleghe Elena Tres e Martina Varagnolo. In una terra che da decenni è martoriata dal linguaggio del sangue, anche il silenzio racconta troppo. E a Orune, oggi, il silenzio pesa più del caldo. Più della morte.
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