«I prossimi sette giorni saranno decisivi perché bisogna capire l’entità del fenomeno e, alla luce di questo, si deciderà sulle movimentazioni anche fuori regione».
Ci sono focolai accertati e sospetti. Tra una settimana cosa può succedere?
«Non lo sappiamo, è una malattia nuova e i virus si comportano in maniera diversa da un territorio all’altro. Man mano che si procede nei controlli si deciderà quali regole prudenziali conservare».
Pecore, capre, suini e cavalli torneranno liberi?
«Sì. Le indicazioni del Ministero dicono che essendo i bovini specie sensibile alla malattia, nelle zone di protezione e sorveglianza le restrizioni riguarderanno questi, non gli altri animali. I bovini, e gli ovini che pascolano assieme ai bovini: potrebbero portare in giro zecche infette».
Cosa intende per restrizioni?
«Che, se le condizioni lo permetteranno e per questo, ripeto, dobbiamo aspettare la scadenza fissata per avere un quadro della situazione, non ci dovrebbe essere un blocco assoluto, bensì la possibilità di movimentare i capi, vendere ed esportare previo esame PCR (rileva nel sangue l’eventuale presenza di un agente infettivo, ndr ). Si è fatto per altre malattie, ad esempio la blue tongue».
Francesco Sgarangella, direttore del dipartimento di prevenzione veterinaria del Nord Sardegna, è uno massimi esperti nella gestione delle emergenze epidemiche veterinarie. Già docente di Sanità pubblica all’Università di Sassari, è il coordinatore unico dei Servizi veterinari della Regione per l’eradicazione della peste suina africana.
L’Isola osservata speciale…
«La dermatite nodulare bovina rientra nella categoria A delle malattie animali, a più alto rischio, come per esempio la peste suina. L’approccio va improntato alla massima prudenza».
Significa che l’allerta riguarda anche la Penisola e l’Unione Europea?
«Sì. Essendo il nostro il primo caso in Italia, e un nuovo caso in Europa dopo diversi anni, c’è grande attenzione».
L’ultimo caso in Europa quando è stato?
«Nei Balcani e in Grecia tra il 2016 e il 2017. Nel 2021 in Turchia. Oggi la malattia è in Libia e in Tunisia».
Quindi è probabile che il virus venga dal Nord Africa.
«La certezza potremmo averla col sequenziamento del genoma del virus, in corso a Teramo. Sapremo a quale genotipo appartiene, se è un ceppo africano o dei Balcani...».
Al momento non sappiamo quale sia l’insetto vettore…
«L’identificazione del vettore è, assieme alle visite cliniche sugli animali e al sequenziamento, un punto fondamentale del programma definito dall’unità di crisi centrale per capire esattamente la diffusione del contagio. Il blocco precauzionale di dieci giorni è stato deciso per questo».
Quale può essere il vettore del virus?
«Culicoides, zecche, tafani, mosche. Uno tra questi o più d’uno. Però sono vettori meccanici, non replicano il virus all’interno delle loro ghiandole salivali, come invece succede con la blue tongue».
Significa che la capacità di diffusione della malattia è ridotta?
«Esatto. L’insetto assume e trasmette lo stesso virus».
Come arrivano gli insetti?
«In particolare coi venti. Il sierotipo 8 della blue tongue ci è arrivato dal Sud della Francia, il 4 dalla Penisola contagiata dai Balcani, il 3 dal Nord Africa. La Sardegna è al centro del Mediterraneo, è soggetta alle incursioni dei virus, e le condizioni meteo-climatiche, verso una tropicalizzazione, non ci favoriscono».
Come possiamo arginare quest’altra malattia?
«Con una strategia che si basa su due pilastri: la profilassi diretta e quella indiretta. La prima è la lotta al vettore: protezione degli animali con gli insetto-repellenti, e, raccomandazione per gli allevatori, bonifica dei siti dove gli insetti depositano le larve».
E la profilassi indiretta?
«La vaccinazione, dove è possibile. Il Ministero si è attivato».
Si sa dove trovare i vaccini?
«Croazia, Grecia e Bulgaria stanno vaccinando».
È ottimista o pessimista?
«Né l’uno né l’altro. Sono in prudente attesa».
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