Cultura

Crescono traffici e affari milionari: il business della vendita dei reperti 

Lotta al mercato e alle aste online illegali: denunce e sequestri 

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Un business, illegale, a molti zeri. Perché la vendita “in nero” di reperti archeologici, ma anche d’antiquariato, archivistici e librari, crea un danno, in Italia, al mercato dell’arte legale di 310 milioni di euro ogni anno. E a questo bisogna aggiungere il filone dei “falsi”, altro settore in costante crescita. La Sardegna non è esente da questo fenomeno criminale. Il contrasto, da parte delle forze dell’ordine, non è semplice: perché un conto è intercettare la vendita di un reperto archeologico o un bene culturale in un mercatino o in un negozio d’antiquariato che prova a uscire dall’ambito legale, un altro conto invece è dare un freno a quanto avviene sul Web, con veri e propri traffici illeciti e aste in nero. Eppure ogni anno i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cagliari, che si occupano di tutto il territorio regionale, riesce a mettere un freno a questo settore.

Ritrovamenti

Lo certificano i numeri dell’attività svolta nel 2024 e riepilogati al termine delle indagini avviate l’anno scorso. Perché il lavoro investigativo degli specialisti del comando cagliaritano Tutela patrimonio culturale (Tpc) ha permesso, attraverso la collaborazione con i comandi provinciali presenti nell’Isola, le compagnie e le stazioni, ma anche con la partecipazioni di altri reparti specializzati, di intercettare e recuperare 1542 reperti archeologici (di cui 1061 numismatici), 2070 antiquariali, archivistici e librari, 838 paleontologici e sequestrare anche dieci immobili (in aree sottoposte a vincolo paesaggistico), per un valore complessivo stimato di circa 11 milioni di euro.

I servizi

Risultati arrivati grazie a 758 controlli in aree archeologiche (anche a mare), 464 verifiche in aree tutelate da vincoli paesaggistici/monumentali, 185 ispezioni ad esercizi commerciali di settore, 33 sopralluoghi per l’accertamento dello stato di sicurezza dei musei e 1807 controlli su beni culturali posti in vendita attraverso le varie piattaforme di commercio digitale. E in un anno sono state denunciate 60 persone: 32 per il reato in danno del paesaggio, 24 per ricettazione di beni culturali, 11 per esportazione illecita di beni culturali e 6 per danneggiamento di beni culturali. Numeri elevati se confrontati con quelli a livello nazionale. Perché la Sardegna – ricca di aree di particolare valore archeologico – rappresenta un territorio appetibile, particolarmente apprezzato dai gruppi criminali specializzati in questo tipo di reati.

Le operazioni

Una delle principali operazioni è stata quella per reati paesaggistici, ribattezzata “Sardegna Violata” che ha portato alla denuncia di 32 persone. I carabinieri hanno avviato una serie di verifiche sulle aree costiere, vincolate da appositi decreti ministeriali e leggi regionali, scoprendo diverse irregolarità per il mancato rispetto delle norme. Sul fronte del contrasto al commercio illegale di reperti archeologici, sono state recuperate più di mille monete antiche ritrovate in abitazioni di privati che le detenevano illegalmente: si è arrivati a loro grazie a delle attività investigative su alcuni siti che mettono in vendita oggetti antichi e reperti archeologici, oltre al monitorare collezionisti e negozi di antiquariato in attività svolte in collaborazione con le Soprintendenze di Archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari e Sassari. E sempre dalle indagini avviate in Sardegna, i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cagliari sono riusciti a recuperare un dipinto del XVII secolo, messo in vendita a circa 40 mila euro da una casa d’asta tedesca, e raffigurante la “Presentazione di Maria al Tempio” del pittore Claudio Ridolfi. Il quadro era stato rubato nel 2009 da una parrocchia piemontese.

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