Camera

Sanità, duello Meloni-Schlein 

La premier a Conte: alzò lei le spese militari o è stato un altro Giuseppi? 

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Il duello era atteso e duello è stato. Prima con Giuseppe Conte, sul piano di riarmo e su Gaza. Poi con Elly Schlein, con un duro botta e risposta sulla sanità (al collasso per i dem) e la sfida su chi sia il responsabile del fenomeno dei “gettonisti” in corsia.

I vice assenti

Al “premier question time” di Montecitorio a far innervosire Giorgia Meloni sono le parole della segretaria del Pd, nonostante l’apparizione nell’emiciclo di un fantasma, vale a dire il leader di +Europa Riccardo Magi, in costume spettrale per protesta contro il silenzio della Rai sui referendum di inizio giugno. «Gli italiani vedono che c’è una linea chiara anche rispetto alle opposizioni, che al governo approvano delle riforme che poi cercano di abrogare con il referendum», accenna alla scena Meloni, rispondendo in realtà a un quesito di Maria Elena Boschi di Italia Viva. Il Transatlantico si riempie, più di cronisti che di parlamentari. Tra i banchi vuoti anche quelli dei due vicepremier: se Tajani è in missione in Turchia, Salvini viene avvistato nel pomeriggio al Foro Italico, agli internazionali di tennis, più o meno mentre la premier risponde ai deputati. Il dibattito parte soft: Meloni, interpellata dal suo stesso partito, annuncia che a Palazzo Chigi si insedierà un gruppo di lavoro sul disagio giovanile. Poi assicura attenzione alle minoranze linguistiche che chiedono più rappresentanza al Parlamento europeo. Poi tocca ad Angelo Bonelli, Avs, chiedere conto della posizione su Gaza e sull’idea di Benjamin Netanyahu di entrare nella Striscia con la forza. Meloni per la prima volta prende esplicitamente le distanze sul punto («Non abbiamo condiviso diverse scelte e non condividiamo le recenti proposte del governo israeliano e non abbiamo mancato di dirlo ai nostri interlocutori») ma spiega che la via rimane il dialogo «con tutti», «aperto, franco» e pure «critico». E per questo non ha «intenzione di richiamare» l’ambasciatore in Israele.

Il piano di riarmo

Meloni definisce la situazione a Gaza «sempre più drammatica e ingiustificabile» ma le sue parole non placano le opposizioni. Che si levano tutte in piedi quando Conte chiede a tutti di alzarsi per condannare «in silenzio questo sterminio». Gli occhi sono tutti su Meloni, che non si alza attirandosi urla di «vergogna» dai banchi delle minoranze. Il quesito del leader M5S era in realtà sul piano di riarmo Ue, e la premier ha gioco facile nel ricordare a Conte di quando da presidente del Consiglio aveva «aumentato le spese per la difesa». Ma forse, ironizza tagliente «era un altro Giuseppi». Stessa verve nel controbattere a Schlein, che la accusa di volere una «sanità a misura di portafogli», una «tassa Meloni»: il fondo sanitario, replica la premier, non ha mai avuto tanti fondi come oggi, «dieci miliardi in più» del 2022, aumenti che «il Pd non si è mai sognato di fare». E rivendica appunto di avere arginato il fenomeno dei medici “a gettone”. E Schlein :«Non è mai stata in un ospedale, i medici a gettone ci sono ancora».

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